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sábado, 5 de febrero de 2011

La prima cosa bella - Paolo Virzì (2010)


TÍTULO La prima cosa bella 
AÑO 2010 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 122 min.
DIRECTOR Paolo Virzì
GUIÓN Paolo Virzì, Francesco Bruni , Francesco Piccolo
MÚSICA Carlo Virzì
FOTOGRAFÍA Nicola Pecorini
REPARTO Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri, Fabrizia Sacchi
PRODUCTORA Motorino Amaranto / Medusa Film / Indiana Production Company
PREMIOS
2010: Premios del Cine Europeo: Nominada mejor director
2010: David di Donatello: Nominada a la mejor película
GÉNERO Comedia | Comedia dramática

SINOPSIS ¿Qué significa tener una mamá bella, vital, frívola y perturbadora? Éste es el tormento que ha tenido que soportar Bruno, primogénito de Anna, desde que tenía ocho años. Todo comienza en el verano de 1971 cuando, durante la elección de la reina del balneario más famoso de todo Livorno, Anna es sorpresivamente llamada al palco y obtiene la corona de “la mamá más bella”. Desde entonces, hay gran revuelo en la familia Michelucci y para Anna, Bruno y su hermana Valeria inicia una aventura que continuará hasta el presente, para concluir con una inesperada y conmovedora reconciliación. (FILMAFFINITY)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
 
Cuore di mamma per l'amarcord di Virzì

«La prima cosa bella» si colloca subito tra i grandi film della stagione perché gioca di classe con i meccanismi della memoria personale e collettiva: al centro dell'amarcord di Paolo Virzì c'è un ritratto femminile degno della commedia all'italiana dei Monicelli o Pietrangeli, ma anche il connesso rapporto con la propria terra di un moderno ulisse raramente è stato colto con analoghi pudore e pienezza. Che Virzì sia un fuoriserie non lo avevamo mai dubitato, ma questo film ribadisce l'efficacia del suo dominio creativo su una materia tutt'altro che agevole. Riassumere la trama fa, infatti, correre il rischio di scadere nella retorica della nostalgia: l'insegnante Bruno (il sempre più bravo Mastandrea), da anni riparato a Milano, torna chiamato dalla sorella Valeria (Pandolfi) nella natia Livorno per assistere la madre morente Anna (Sandrelli). In preda ai più frastornanti sentimenti di amore-odio, il protagonista sarà costretto in pochi giorni a fare i conti con le spigolose e perturbanti prerogative della città e della donna che hanno plasmato la sua personalità in crisi. Il film viaggia, così, sul filo del turnover tra passato e presente privilegiando la giovane Anna meravigliosamente interpretata da Michaela Ramazzotti: allegra, ingenua, curiosa, sensuale, incoronata miss ai bagni popolari nell'estate '71, cacciata di casa dal marito e attratta fugacemente da un'improbabile carriera d'attrice, coinvolge Bruno e Valeria sia da bambini che da adolescenti in un turbinio di sentimenti che vanno dall'attaccamento morboso, alla gelosia, all'ammirazione e alla vergogna.

Ritenuta sventata e promiscua dalla meschina comunità, Anna rivive nell'occhio del regista grazie a una messe di preziosi micro-dettagli che non hanno bisogno di morale o di sociologia; e il bello è che gli stati d'animo davvero rimbalzano nel tempo, via via fissati da un bagliore dello sguardo dei personaggi, un particolare della scenografia, un'inflessione dell'insolente dialetto labronico, una scritta sui muri, una citazione del poeta prediletto, una scintilla di cult-movie americano, un amplesso pomeridiano, una canzone del repertorio italiano in auge a «Canzonissima». Sfiorando la ridondanza solo nell'ultimo atto, che avremmo preferito più affilato e secco, Virzì tocca numerosi diapason emotivi (cogliendo per esempio la tremenda sensazione di quando un figlio s'accorge di colpo che il genitore è diventato più «piccolo» di lui) senza derogare dal suo arguto e affabile passo.
Valerio Caprara
Da Il Mattino, 15 gennaio 2010

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