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sábado, 4 de junio de 2011

I Sette Fratelli Cervi - Gianni Puccini (1967)


TITULO I sette fratelli Cervi
DURACION 105 min.
SUBTITULOS No
AÑO 1968
DIRECCION Gianni Puccini
GUION Gianni Puccini, Bruno Baratti e Cesare Zavattini
FOTOGRAFIA Mario Montuori
MONTAJE Amedeo Giomini e Romano Giomini
MUSICA Carlo Rustichelli
VESTUARIO Gabriella Pescucci
GENERO Drama
PROTAGONISTAS Y PERSONAJES
Gian Maria Volonté : Aldo Cervi
Don Backy : Agostino Cervi
Riccardo Cucciolla : Gelindo Cervi
Carla Gravina : Verina
Serge Reggiani : Ferrari, l'antifascista in carcere
Lisa Gastoni : Lucia Sarzi
Oleg Jakov : Papà Alcide Cervi
Andrea Checchi : il dirigente del Pci
Duilio Del Prete : Dante Castellucci, il 'francese'
Gabriella Pallotta : La moglie di Agostino
Marco Mariani : Il gerarca fascista
Gino Lavagetto : Antenore Cervi
Rossella Bergamonti : La moglie di Antenore
Elsa Albani : La mamma Genoveffa Cervi
Renzo Montagnani : Ferdinando

SINOPSIS Emilia Romagna, 1943, durante la seconda guerra mondiale i sette fratelli Cervi, Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, contadini di Campegine, in provincia di Reggio Emilia, di estrazione cattolica ma fortemente antifascisti, formarono, insieme al padre Alcide, la cosiddetta "Banda Cervi", che compì azioni di guerriglia contro i fascisti e contro i tedeschi.
Catturati dopo che il loro casale fu circondato da numerose forze nemiche furono imprigionati a Reggio Emilia e, il mattino del 28 dicembre 1943, tutti fucilati al poligono di tiro della città dai fascisti per rappresaglia, insieme ad un compagno di prigionia.



Gelindo (classe 1901), Antenore (1906), Aldo (1909), Ferdinando (1911), Agostino (1916), Ovidio (1918), Ettore (1921) da Campegine (Reggio Emilia), tutti fucilati il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia, tutti Medaglia d’Argento al V. Militare alla memoria. I fratelli Cervi sono i primi a pensare a una lotta partigiana, coadiuvati in questo dai numerosi prigionieri di guerra fuggiti l’8 settembre dai campi. Tutta questa gente pratica di armi e di guerra è nascosta nei fienili delle case coloniche. Si forma così una delle prime bande che sceglie la montagna come teatro di scontro coi tedeschi e repubblichini. La formazione si stabilisce nei dintorni del paese di Cervarezza. Il 26 ottobre la prima azione, con il disarmo del presidio dei carabinieri di Toano.
Il gruppo si sposta poi a Tapignola, dove entra in contatto con Don Pasquino Borghi fucilato mesi dopo. I primi giorni di novembre però, per le difficoltà ambientali e logistiche presenti in montagna, fan ritorno in pianura. Qui la formazione continua con le azioni. Il 6 novembre, con uno stratagemma, il gruppo disarma il presidio dei carabinieri di San Martino in Rio. Il 13 novembre tenta di sequestrare ed eliminare, senza riuscirvi, il federale di Reggio Emilia Giuseppe Scolari, azione che provoca comunque una forte impressione in città. Ma continuano a manifestarsi difficoltà nel rapporto con alcuni dirigenti del Partito Comunista reggiano, che non condividono le modalità di azione della "banda" Cervi. Questa situazione spinge i Cervi a prendere contatto anche con la federazione comunista di Parma, ma si traduce in una condizione di parziale isolamento dal resto del movimento locale. È anche difficile mobilitare altre persone, come dimostra la impossibilità di trovare ospitalità presso altre case - se si esclude l'aiuto dato dal cugino Massimo Cervi - per occultare i componenti della formazione: è questa la ragione per cui verranno tutti sorpresi in casa Cervi dai fascisti, il 25 novembre 1943. La mattina di quel giorno alle ore 6.30, la casa dei Cervi viene circondata da militi della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). Gli uomini presenti, il padre Alcide e i sette figli, due italiani (Quarto Camurri e Dante Castellucci) e quattro stranieri vengono arrestati, caricati sui camion e portati nel carcere politico dei Servi, a Reggio Emilia, mentre le donne e i bambini sono abbandonati per strada, e la casa viene saccheggiata e incendiata. Gli stranieri arrestati (assieme a Castellucci, che ha avuto la prontezza di farsi passare per francese, salvandosi così la vita) vengono trasferiti a Parma, mentre i sette fratelli subiscono maltrattamenti affinché parlino. Nel frattempo c'è chi tenta di organizzare la loro evasione dal carcere di San Tommaso, dove sono stati trasferiti. Ma continuano anche le azioni gappiste: il 15 dicembre viene ucciso il seniore della Milizia Giovanni Fagiani e il 27 dicembre - con un'azione peraltro mai rivendicata - il segretario comunale di Bagnolo in Piano, Davide Onfiani. Dopo quest'ultima uccisione, le massime autorità del fascismo reggiano decidono di compiere una rappresaglia. All'alba del 28 dicembre 1943, alle 6.30, i sette fratelli Cervi e il loro compagno partigiano Quarto Camurri sono portati alla fucilazione, nel Poligono del tiro a segno di Reggio Emilia. Il padre, Alcide Cervi, non fu rilasciato ma evase una decina di giorni dopo il martirio, la notte fra il 7 e l'8 Gennaio 1944, approfittando del bombardamento alleato su Reggio che colpì anche il carcere San Tommaso dov'era rimasto - lo stesso bombardamento centrò anche il piccolo cimitero di Ospizio, dov'erano stati segretamente sepolti i  Cervi, scoperchiandone le bare.
I Cervi furono catturati il 25 Novembre 1943, ma va’ sottolineato un fatto assai importante. Due giorni prima della cattura  si tenne una riunione  al 2° piano della Caserma " Mussolini ", in Viale Timavo. Alla riunione parteciparono il capitano Pilati, il tenente Cagliari e il capitano Riccardo Cocconi, professore di lettere, segretario del fascio repubblicano di Campegine, località nella quale suoi parenti possedevano parecchi terreni (compreso quello dei Cervi) e già a quel momento doppiogiochista ( ma questa versione viene smentita da Otello Montanari riportando quanto disse Ermanno Gorrieri storico e dirigente della Resistenza Modenese, che “Riccardo Cocconi, nel periodo in cui a Reggio avrebbe avuto luogo la pretesa riunione, si trovava fin dai primi di novembre in provincia di Modena, ai confini con il bolognese. Cocconi rientrò a Campegine dove apprese che i fratelli Cervi erano già stati arrestati…… il dott. Riccardo Cocconi era un valoroso dirigente della Resistenza e del P.C.I. che fu espulso insieme a Magnani Valdo dal partito per il dissenso verso l’U.R.S.S. e per la difesa della indipendenza nazionale. Le calunnie contro il dott. Cocconi sono completamente false. I dissensi fra alcuni dirigenti (non tutti) del P.C.I. clandestino e i fratelli Cervi non hanno nulla a che fare con il loro arresto! Alla riunione era quindi presente un omonimo ?!. ma)
Nel 1980 Osvaldo Poppi, che con il nome di "Davide" era membro del Comitato Militare, in una lettera inviata all' Anpi di Reggio Emilia ha scritto che non aveva potuto fare con i Cervi  quello che nel '44 aveva fatto nel Modenese con Giovanni Rossi, un partigiano refrattario ad accettare la linea del partito (assassinato). Testualmente: “... non avevo potuto eliminarli in virtù della loro "grande statura morale ".
I Cervi si difesero con accanimento, ma furono costretti ad arrendersi. Dopo l'arresto nessuno parlò di fucilazione, e solamente due dei sette fratelli si dichiararono apertamente comunisti. E qui affiora il grosso interrogativo, riportato nella storiografia fascista: "i comunisti non fecero nulla per salvare i sette Cervi, ma, anzi intensificarono l'azione dei Gap, che culminarono con l'uccisione del Segretario fascista di Bagnolo in Piano, ben sapendo che la reazione fascista avrebbe finito per abbattersi su alcuni o su tutti i componenti della famiglia Cervi detenuti nelle carceri di Reggio. L'unico che può fornire una risposta, anche se è prevedibile che non parlerà mai, è l'ex capitano della Milizia ed ex segretario del fascio di Campegine Riccardo Cocconi, oggi residente a Pavia dove lavora alle dipendenze della Olivetti. (anni "60, data della stesura di questa nota. N.d.r.) Cocconi dopo aver partecipato, in divisa della milizia, al prelevamento del Segretario del Fascio di un paese dell’alto modenese si diede infine alla macchia nella zona di Villa Minozzo e costituì il nucleo dal quale doveva poi sorgere la prima brigata "Garibaldi" operante nel reggiano. In seguito si venne a sapere che Cocconi era già da tempo aderente al PCI". Questo ex capitano della milizia, "infiltrato" sino al momento in cui venne scoperto, diventò poi, con il nominativo di "Miro", vicecomandante delle brigate comuniste e al termine della guerra fu anche viceprefetto di Reggio Emilia e potentissimo esponente del PCI. Gli altri testimoni fascisti di quella riunione vennero fucilati nei giorni della liberazione. Così infatti lo classifica Istoreco (Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia): un particolare interesse le relazioni dei due massimi dirigenti garibaldini dell’epoca — Riccardo Cocconi "Miro" e Didimo Ferrari "Eros" — su quello che fu definito il "grande rastrellamento estivo" effettuato in Appennino, a Sud del fiume Secchia. Di Cocconi ora nessuno fa menzione, neppure i comunisti reggiani vogliono più sentire parlare di lui.



I 7 FRATELLI CERVI: Regia Gianni Puccini Interpreti Renzo Montagnani, Don Backy, Carla Gravina, Lisa Gastoni, Gian Maria Volonté Dal Morandini: E la storia vera dei sette fratelli Cervi (Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio), contadini di Campegine (RE) antifascisti e organizzatori della lotta partigiana sotto la guida del padre Alcide (1875-1970), catturati e fucilati dai tedeschi a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943. Lungamente boicottato dalla censura preventiva, il film di G. Puccini descrive con realismo partecipe l'ambiente emiliano, facendo perno sul personaggio di Aldo Cervi, uno straordinario G.M. Volonté. Nella ricerca di un tono nazional-popolare, ma, nello stesso tempo, teso a evitare la retorica commemorativa e forse troppo preoccupato di essere fedele alla cronaca dei fatti, è un film parzialmente riuscito, più risolto e convincente nella parte rurale che nella descrizione della guerriglia sull'Appennino. Puccini (1914-68) morì qualche mese dopo la fine delle riprese. Aiuto regista Gianni Amelio, collaboratore alla sceneggiatura Cesare Zavattini. Avvicinatosi alle idee comuniste in carcere, Aldo Cervi convince alla causa antifascista i suoi numerosi fratelli. Mentre questi si danno da fare ospitando in casa ex prigionieri, Aldo va in montagna con i partigiani, legandosi anche sentimentalmente a Lucia, un'attrice del movimento clandestino. Tornato a casa, Aldo è catturato con i suoi fratelli.
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/cervi.htm

2 comentarios:

  1. Ciao Amarcord...

    L'ultimo link è offline!
    (risulta?)

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  2. In effetti il link esiste ancora...
    ma con JD fa fatica...
    Ho riprovato e adesso va....

    ti ho trovato altri link "andati"...

    grazie per il tuo blog e la tua passione.....fantastico!

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