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jueves, 23 de junio de 2011

Toto al giro d'Italia - Mario Mattoli (1952)


TÍTULO Totò al Giro d'Italia
AÑO 1952 
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 88 min.
DIRECTOR Mario Mattoli
GUIÓN Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Steno (Historia: Vittorio Metz, Marcello Marchesi)
MÚSICA Nino Rota
FOTOGRAFÍA Tino Santoni (B&W)
REPARTO Totò, Isa Barzizza, Giuditta Rissone, Carlo Micheluzzi, Carlo Ninchi, Luigi Catoni, Walter Chiari, Mario Castellani, Fulvia Franco
PRODUCTORA Ente Nazionale Industrie Cinematografiche
GÉNERO Comedia | Deporte. Ciclismo

SINOPSIS El profesor Casamandrei (Totò) participa como miembro de un jurado en un concurso de belleza, donde se enamora de Doriana (Isa Barzizza). Le declara su amor. Ella le pregunta que si sabe andar en bicicleta, él dice que no. La respuesta: "Me casaré con usted cuando gane el Giro de Italia". (FILMAFFINITY)


Soggetto
Totò vuole sposare una concorrente di un concorso di bellezza,ma questa gli pone come condizione di vincere il giro d'Italia.Pur di vincere il giro Totò vende l'anima al diavolo,che all'ultima tappa lo aspetta a casa per prendersi l'anima come dai patti.Ma la madre di Totò addormenta il diavolo e ne annulla l'incantesimo provocando la caduta di Totò e l'eliminazione dal giro.

Critica e curiosità
E' il primo film in cui compare il nome di Totò nel titolo e nasce dall'idea di iniziare una serie con Totò assoluto protagonista , come poi avvenne con tutta la serie di film "Totò ......" . In film venne quasi completamente girati in esterni ma Antonio de Curtis che non si trovava a suo agio in esterni ne' tantomeno a pedalare , sovente si fa sostituire dalla sua controfigura Dino Valdi . Il film viene girato mentre i corridori ,Coppi e Bartali in testa , facevano la preparazione per il prossimo Giro di Lombardia , gli interni si svolgono negli studi di Cinecittà. Le prime scene del film furono girate nell'ottobre del 1948 a Stresa, durante la finale di Miss Italia, in cui Antonio de Curtis faceva parte realmente della giuria.Oltre al titolo di Miss la vincitrice avrebbe ottenuto anche una piccola parte in un film di Totò, ed infatti la prima classificata, Fulvia Franco, compare nel breve ruolo della sorella di Doriana.
Scriveva Vice, Giornale dell'Emilio, Bologna, 7 gennaio 1949:
«[...] Sono balorde imprese che magari vi fanno sorridere, ma non vi divertono eccessivamente. Fotografare il Totò del palcoscenico non basta: bisognerebbe cercare di dargli una consistenza cinematografica, ammesso che sia possibile. Comunque, Mattoli che in Fifa e areno aveva imbroccato se non altro una discreta formuletta commerciale, in questo film frammentario, banale, perfino noioso dimostra di averne già perduto il piccolo segreto. Che pena, poi, per i tifosi del ciclismo, vedere i loro idoli (ci sono quasi tutti) appiedati dalle battute!».
E ancora Caran [Gaetano Carancini], Lo Voce Repubblicano, Roma, 7 gennaio 1949:
«I cinematografari stanno riscoprendo la leggenda di Faust [...]. Metz, Marchesi e Steno, con la collaborazione registica di Mario Mattoli, l'hanno rispolverata, contaminandola con meno concettosi motivi pseudo-sportivi, per farne la «molla» di questo Totò al giro d'Italia [...] Su questo filo conduttore, ch'è spesso confuso e arruffato, e con la collaborazione non certo disinteressata di moltissimi assi del pedale, Mattoli ha costruito un filmetto agitato e frettoloso come di consueto, che il pubblico ha accolto con sonore risate».
[Anonimo], Il Nuovo Corriere della Sera, Milano, 15 gennaio 1949:
«È facile immaginare che cosa Totò possa rendere in ,comicità con la sua bazza, i suoi lazzi, la sua compassata buffoneria [...]. Non bisogna sottilizzare e tanto meno dimenticare che si tratta di una farsa affidata al grottesco e alle trovate, inserita tra gli autentici episodi della competizione. Infatti a Totò fanno anche corali [...] gli autentici assi del pedale, Bartali, Coppi, Magni, Schotte, Cottur e tutta una popolazione di autentici personaggi sportivi, Consolini e Nuvolari compresi. Qualcuno anzi si presta a dire battute e a cantare strofette. Il film [...] cerca il suo successo nell'amenità dei casi, ma anche nell'interesse dei tifosi per i loro beniamini».



Non ho nessun merito nella carriera di Totò, se non quello di aver capito che non doveva continuare a fare il filmetto con la storiellina, ma che bisognava alzare un po' il tono. Totò era un grande attore comico che aveva saputo sfruttare la sua figura, le sue capacìtà innate, ereditarie, affinando insieme l'acquisizione delle gag, dei lazzi, degli ingredienti tipici di un teatro fertile come quello napoletano. Nel mondo non ce ne sono stati tanti come lui. Se si esclude Cantinflas nel Messico, che ha di queste caratteristiche, i comici di solito sono gente che dice la battuta scritta da un altro. Invece,Totò quando fa una scena ci mette dentro qualcosa di suo, qualcosa che non sa neppure lui come gli viene fuori, che è frutto dei suoi rapporti con il teatro dialettale napoletano, dell'enorme esperienza che gli deriva dal teatro e dal contatto con il pubblico. Non sempre era in condizione di giudicare il valore delle cose che faceva: tanto è vero che avrebbe ripetuto fino alla noia determinate cose. In questi casi il regista aveva una funzione molto semplice. Mi avvicinavo e gli dicevo sottovoce: "Per favore, Totò, non strusciare i piedi per terra". Allora si inalberava, diventava cattivo: "perché, non fa ridere?". "Si, fa ridere, ma l'hai già fatto tremila volte, a un certo punto la gente si può stufare". Totò era il classico attore che non deve ripetere troppe volte la stessa scena, gli si doveva dare la possibilità di andare a ruota libera e poi pigliare quello che c'era di meglio, perché ripetere la scena tredici, quattordici, ventisette volte, con Totò era inutile, era quasi sentire meglio la prima. In Totò al giro d'Italia, il soggetto di Metz era abbastanza difficile perché era tutta una storia surrealista di diavoli. Nel film Totò era una specie di "suiveur" dei ciclisti, che c'erano tutti, da Coppi a Bartali, a Bobet, a Magni, stava assieme a questa troupe di ciclisti veri. Ma mentre i ciclisti erano abbastanza disciplinati (a loro piaceva correre presto la mattina), Totò non si alzava perché aveva cercato di stabilire come suo diritto quello di alzarsi tardi. Diceva che l'attore è abituaio ad andare tardi a cena , tardi a letto, e la mattina non può alzarsi presto Durante tutto il film mi sono trovato più volte su una strada, sotto il so1e, con tutta questa gente importante; che guadagnava, che era celebre, con lui che non veniva mai. Facevo chiamare Totò alle nove e mezzo, ma fino a mezzogiorno non scendeva. Mi sono trovato in montagna con questi che bestemmiavano perché dovevano correre, e ancora Totò non arrivava, non capiva che per correre in bicicletta non si può aspettare, non ci si può innervosire.
("Mario Mattoli" tratto da Totò di Orio Caldiron)
http://www.antoniodecurtis.com/giro.htm

3 comentarios:

  1. Estimado Amarcord, existe la posibilidad de reponer los links de este film? Había bajado hasta la parte 4 por mediafire y me quedé con ganas de verla. Un abrazo y gracias!

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