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sábado, 9 de julio de 2011

Toto cerca casa - Mario Monicelli (1949)


TÍTULO Totò cerca casa
AÑO 1949 
SUBTITULOS Si (Separados)
DURACIÓN 90 min.
DIRECTOR Mario Monicelli
GUIÓN Mario Monicelli, Furio Scarpelli, Agenore Incrocci, Vittorio Metz, Sandro Continenza
MÚSICA Carlo Rustichelli, Amedeo Escobar
FOTOGRAFÍA Giuseppe Caracciolo
REPARTO Totò, Alda Mangini, Marisa Merlini, Lia Molfesi, Aroldo Tieri, Folco Lulli, Luigi Pavese, Mario Riva, Mario Castellani, Enzo Biliotti 
PRODUCTORA Forum Film / A.T.A.
GÉNERO Comedia

SINOPSIS Bernardino (Totò) se ha acomodado con la familia en el aula de una escuela cerrada durante las vacaciones, después de que su casa fue destruida por los bombardeos. Al comienzo del nuevo año escolar se ve obligado a buscar un nuevo hogar y esta vez será dentro de un cementerio. (FILMAFFINITY)




Nel 1949 Steno e Monicelli, nonostante qualche ritrosia, dirigono il loro primo lungometraggio dal titolo Al diavolo la celebrità(1949); il film, composto da una grande varietà di attori (tra cui Ferruccio Tagliavini tenore di successo dedicatosi al cinema), non riscuote il successo sperato specie sul piano commerciale. In questo periodo i due lavorano con Macario in tre film Neorealisti. L'esperienza sarà molto utile per loro quando, di lì a poco, si troveranno a lavorare con Totò.
L'attore napoletano viene scritturato da Ponti per la collaborazione ne L'imperatore di Capri (1949) di Comencini le cui riprese, conclusesi prima del termine definito, permettono al produttore di proporre a Totò la realizzazione di un altro film nello stesso anno.
Totò cerca casa nasce, quindi, come un "film di recupero" (vengono definiti così tutti quei film realizzati in contemporanea a un altro principale per ottimizzare gli investimenti).
Ponti sceglie la coppia Steno-Monicelli sia come sceneggiatori che come registi: i due dapprima pensano di dar vita a una farsa antirussa dal titolo Totò ha scelto la libertà, poi decidono di trarre spunto dalla commedia Il custode di Moscariello e da un fumetto di Attalo, La famiglia Sfollatini, che grande successo sta ottenendo su un giornale umoristico dell'epoca.
Il lavoro sceneggiatoriale di Monicelli e Steno viene coadiuvato da un'altra coppia, Age (Agenore Incrocci) e Furio Scarpelli.
Ma se Al diavolo le celebrità passa sostanzialmente inosservato, Totò cerca casa riscuote un successo non solo di pubblico, ma anche di critica: è secondo nell'annata '49-'50 come incassi dopo Catene (1949) di Matarazzo.
Beniamino Lomacchio vive da sfollato in una scuola di Roma e in particolare in un'aula , visto che durante il periodo estivo non ci sono lezioni. Ma, proprio a causa della ripresa delle lezioni Beniamino deve trovare una nuova soluzione per sé e per la propria famiglia. Grazie al suo lavoro di impiegato comunale, riesce a ottenere un documento di assegnazione di un alloggio. Ottiene un'abitazione: una nuova dignitosa dimora ubicata, però, all'interno di un cimitero del quale Beniamino diviene custode. Dopo una notte di paura fugge e, grazie a Checchino, fidanzato di Aida, sua figlia, ottiene l'abitazione di un pittore ma anche qui le cose sembrano non andare per il meglio. Decidono di accasarsi al Colosseo e qui scoprono di aver vinto un milione di lire ad un concorso a premi. Adesso possono permettersi una casa: dopo alcune ricerche riescono a trovare quella che fa per loro. In realtà è una truffa: la casa è affittata ai Lomacchio, appunto, a un gruppo di turiste inglesi e a un cinese. Dopo un'altra notte di guai, Beniamino, preso per pazzo, viene condotto in manicomio dove si accampa con tutta la famiglia.
Totò cerca casa fa convivere al suo interno l'avanspettacolo, la farsa, la rivista da una parte e il realismo, la vita comune, l'Italia distrutta dalla guerra dall'altra, dando vita a un intreccio che fa dell'ironia la sua arma più tagliente. <<Con Totò cerca casa si voleva colpire un obiettivo abbastanza diffuso: fotografare i problemi che nascevano nel dopoguerra, i conflitti, l'epurazione, il fascismo mimetizzato, la falsa democrazia, il problema dell'alloggio, la corruzione e il qualunquismo. Volevamo dare il ritratto di un'epoca e di una società in ebollizione.>> Una società dilaniata dalla guerra e dalla povertà conseguente, che si compone sempre più di quei personaggi tipici che in qualche modo la caratterizzano, e parliamo di quegli uomini disposti a tutto pur di guadagnare qualche lira, esibendosi ogni giorno con grande maestria nell'arte dell'"arrangiarsi": <<Ad esempio - racconta Monicelli - per risolvere i trasporti pubblici, un privato prendeva dei camioncini e ci scriveva sopra "Piazza del Popolo", la gente saliva, dava mezza lira, e via… era un pullulare di questi episodi.>> . E i riferimenti a questo "tirare a campare" della società di allora li ritroviamo anche nel film: Totò/Beniamino ruba un uovo al portiere della scuola in cui è accampato e una volta scoperto finge di saper covare per sfuggire all'ira dell'uomo derubato o, ancora, approfitta di un documento di assegnazione di un alloggio al cimitero destinato ad un'altra persona; ma Totò/Beniamino è anche derubato, coinvolto in una truffa di una casa venduta a più inquilini (ai Lomacchio, appunto, a un gruppo di ragazze inglesi e a un cinese).
Ma alla coppia d'autori pare non sfuggire nulla: ironizzano sulla politica e in particolare sul nuovo sfruttamento che la politica fa della retorica, con comportamenti tanto altezzosi quanto stupidi e inutili in un contesto siffatto. La vittima sacrificale di Totò/Beniamino, più che Aroldo Tieri/Checchino, fidanzato di Aida, o Mario Castellani immobiliare imbroglione, è il sindaco Enzo Biliotti, impegnato in discorsi, inaugurazioni di monumenti e cene elettorali mentre tante famiglie non hanno casa, costrette a vivere nei locali di Cinecittà. Emblematica è, in tal senso, l'esclamazione: <<Sfollati di tutto il mondo unitevi>> che Totò/Beniamino in più di un'occasione ripete, facendo il verso ad alcuni politici di allora.



Monicelli in Totò cerca casa denuncia anche quella che egli definisce, la "falsa democrazia" che si afferma in quei primi anni del dopoguerra: <<Il pubblico italiano era ancora molto ingenuo. Le campagne elettorali si vincevano a colpi di Madonne che piangevano o di miracoli; la Democrazia Cristiana ottenne la maggioranza assoluta attraverso la mobilitazione delle parrocchie e dei preti>> . E proprio questa ingenuità degli italiani, di cui ci parla Monicelli, viene documentata nel film, dalla affannosa ricerca di Analia/Alda Mangini, moglie di Beniamino, del tagliando vincente che le permetterebbe di vincere i soldi per l'acquisto della casa; i Lomacchio vincono un milione di lire ma il denaro, così come ingenuamente era stato vinto, altrettanto ingenuamente viene perso, colpevole l'imbroglione/Castellani.
Nonostante il film sia fortemente improntato sulle caratteristiche principali del Neorealismo, vi è spazio anche per l'avanspettacolo e per le burle di Totò. Alcune gag sono prese direttamente dai teatri farseschi: la scena del cimitero e della notte di paura della famiglia Lomacchio, è una farsa che il teatro comico napoletano faceva molto spesso e, inoltre, la commedia Il custode e La camera fittata per tre sono state affrontate spesso in passato da Totò sui palcoscenici dell'avanspettacolo.
Ma c'è dell'altro: la scena in cui l'attore timbra all'impazzata tutto quanto gli capiti sotto tiro (compreso il sedere del sindaco) è la riproposizione di un celebre sketch de L'Orlando curioso o, ancora, la gag girata da Totò con Giacomo Furia, un signore apprensivo allo sportello dell'anagrafe alla ricerca di un nome per suo figlio, è girata completamente a "soggetto"(Steno e Monicelli rendono quest'ultima scena più pungente proponendo, per il neonato, nomi "imbarazzanti" come Palmiro o Tito, di chiaro riferimento politico.
Ben presto ci si rende conto di come Totò cerca casa sia un mélange di umori (caratteristico del miglior cinema italiano) che appare già evidente dalle fonti: si passa dai fumetti di Attalo al Neorealismo, dalla farsa all'attualità più vicina e dolorosa.
Totò per la prima volta s'immerge nel realismo: si muove in luoghi, in spazi completamente diversi da lui: <<Trasformammo Totò - afferma Monicelli - in una figura più umana e Neorealistica>> , e fu lo stesso regista, più che Steno, a spingerlo verso questa nuova via: << […] prima il suo cavallo di battaglia era fare la marionetta in film surreali come Fifa e arena(1948), noi lo inserimmo nel filone del Neorealismo: la sua comicità vedeva la farsa sposarsi con elementi realisti>> . E proprio come facevano Charlot e Keaton, che scatenavano la loro comicità nella realissima miseria americana, Totò parla, corre, si nasconde tra le macerie di una Roma da ricostruire. L'amore di Monicelli per il cinema muto lo si percepisce dai riferimenti nel film: la scena del cimitero in cui una vedova, in realtà uomo, piange il defunto marito dinnanzi ai Lomacchio, è una vera e propria citazione di Keaton e, la scena dell'auto che ha una bomba collegata ai freni viene resa ancora più frenetica e surreale dall'utilizzo delle immagini accelerate.
Totò rappresenta l'arma d'attacco alla nuova Italia che va costituendosi, infatti Beniamino ne distrugge il simbolo nel finale di un film che inizia come un documentario sull'Italia da ricostruire e si conclude con la distruzione letterale di un monumento alla ricostruzione. <<Ma se si riconosce a Totò quella spinta anarchica e anticonformista che ne ha segnato la rivalutazione negli anni '70, si tratta allora dell'attacco più lucido e più sottile alla retorica post-resistenziale dell'Italia ricostruita (e normalizzata)>>.
E sarà appunto questa comicità irriverente, che gioca con il potere, che avvicinerà, in futuro, Totò a Pasolini <<che vedrà in lui il massimo esponente dell'Italia non omologata dal benessere>> .
Con Totò cerca casa l'attore napoletano entra in una nuova fase che lo porta dritto verso due tendenze opposte tra loro: la prosecuzione della farsa da un lato, la rivalutazione della propria maschera dall'altro; i suoi film successivi, infatti, seguiranno tale spaccatura.
Per la promozione del film, Ponti inonda mezza Italia di manifestini con su scritto: <<Sto cercando casa, aiutatemi a trovarla!>> firmato <<Totò>>. Totò cerca casa riscuote un successo inaspettato forse perché parla delle necessità e delle difficoltà del popolino che si consola scoprendo che anche Totò ha i suoi stessi guai. I suoi film diventano la consolazione dell'Italia povera, dei contadini e degli operai che non riescono a riconoscersi in La terra trema (1948) di Visconti.
http://www.antoniodecurtis.org/mario_monicelli-2.htm
 

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