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domingo, 29 de abril de 2012

La decima vittima - Elio Petri (1965)


TÍTULO ORIGINAL La decima vittima
AÑO 1965
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados) 
DURACIÓN 92 min. 
DIRECTOR Elio Petri
GUIÓN Tonino Guerra, Elio Petri, Giorgio Salvioni, Ennio Flaiano (Historia: Robert Sheckley)
MÚSICA Piero Piccioni
FOTOGRAFÍA Gianni Di Venanzo
REPARTO Marcello Mastroianni, Ursula Andress, Elsa Martinelli, Salvo Randone, Massimo Serato, Milo Quesada, Luce Bonifassy, George Wang, Evi Rigano, Walter Williams, Richard Armstrong
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia
GÉNERO Thriller. Ciencia ficción. Acción

SINOPSIS En un mundo futuro, ciertas personas que adoran la violencia practican "La Gran Caza": diez jugadores se matan entre sí alternando los papeles de cazador y presa. Quien sobrevive, gana. (FILMAFFINITY)


Un pequeño clásico de la ciencia-ficción
Tras este título, que a muchos nos trae resonancias de la edad de oro del Pop español, encontramos un filme italiano de los sesenta que adaptaba un relato corto de Robert Sheckley (afamado especialista en CF). Y lo hacía en manos de Elio Petri. Un competente cineasta transalpino, bastante especializado en filmes de temática social y también tramas policiales.
Lo cierto es que algo de eso hay aquí. Pero en realidad, lo que se nos plantea es una trama típicamente futurista, con la "caza del hombre" como deporte institucionalizado y avalado por las autoridades, sin rehuír (como toda historia de CF humanista que se precie) todo un trasfondo de crítica social al papel de los medios de comunicación y de la indiferencia ante el crimen y la violencia.
Por cierto, que el guión de la adaptación lo firma alguien tan fiable como Tonino Guerra, un auténtico peso pesado. Y, por si fuera poco, dos rostros en los papeles protagonistas tan reconocibles y carismáticos, como los de Marcello Mastroianni, Elsa Martinelli y Ursula Andress.
Con todo este buen material de partida, la cosa podía dar mucho de sí. Pero lo cierto es que, vista a día de hoy, "La décima víctima", más que un thriller ultraviolento repleto de dramatismo, casi se nos antoja como un thriller cómico "de época". Obviamente, con "de época" no me refiero al habitual significado que se le otorga al término, esto es, ambientado en siglos remotos, con todo lo que supone de vestimentas, escenarios, etc. Aquí la época son los años 60, del reciente siglo XX.
Unos años 60 que, para bien o para mal (en este caso, para muy mal) lo llenan absolutamente todo. Desde una banda sonora auténticamente desquiciante, por lo omnipresente que se halla a lo largo de toda la película (en ocasiones molestando los propios diálogos de los personajes), pasando por una narración estética y formalmente pasadísima de rosca (casi deja en pañales, en cuanto a su "estridencia", obras como "Arabesco" o "Charada", por citar otro par de filmes netamente "poppies").
Total, que lo que podía ser una obra interesante y que plantease cuestiones que, por otro lado, más tarde retomarían con suerte dispar, otros cineastas y autores (la muerte como espectáculo televisivo, la caza del hombre como deporte...) aquí Elio Petri lo convierte en una suerte de vídeoclip kitsch que ni siquiera tiene la gracia de los Bond más "yeyés".
Ya no es por el hecho de revestir la narración de un tono pseudo-cómico, que al fin y al cabo, es un punto de vista tan válido como cualquier otro. Sino, sobretodo porque a la media hora la película ya ha dejado de interesar, al desvirtuar totalmente el aspecto de fondo, para abordar cuestiones más típicas de las comedietas de enredo tan en boga por aquel entonces.
GEORGE TAYLOR
http://www.filmaffinity.com/es/reviews/1/516891.html 
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La Decima Vittima, un film che unisce la fantascienza al poliziesco all’italiana. Ambientazioni pop/optical immerse in un imprecisato futuro, costumi space age. Donne bellissime (Ursula Andress, Elsa Martinelli), un Mastroianni ossigenato. La trama? Giocare all’assassinio di dieci persone, prima che loro uccidano te.
Il sentore del grande fratello orwelliano c’è tutto, con le scene di uccisione in presa diretta, come fosse un reality. Molti criticano il finale, un po’ scadente effettivamente. Io vi consiglio di vederlo, senza spoilerare troppo. Sicuramente vi rimarranno intesta i vocalizzi di Mina della colonna sonora, firmata da Piero Piccioni.
http://www.cosebellemagazine.it/2011/02/24/la-decima-vittima/


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Nel panorama del cinema italiano del dopoguerra, la figura di Elio Petri occupa una zona oscura, ambigua. Eclissato dall’impeto ideologico che investiva, negli anni Sessanta e Settanta, il controverso fenomeno del “cinema politico”, il cineasta romano è stato attaccato, discusso e infine rimosso, senza, di fatto, essere indagato a fondo, al di là di questa esperienza, anch’essa peraltro sfuggente, incerta. La stagione del cinema politico costituisce un nodo problematico ancora da sciogliere ed implica questioni complesse, quali il rapporto tra arte e politica, tra cinema commerciale. L’etichetta cinema politico, sotto la quale è spesso fatto ricadere semplicisticamente l’opera del regista, ha confini che devono essere descritti con maggiore cura se si vuole discutere sul ruolo di Petri all’interno di questa corrente cinematografica. La definizione porta ad evidenziare i limiti strutturali dell’industria cinematografica italiana, che non è stata capace di elaborare una nozione di genere costante e durevole. Il cinema politico è stato sempre al limite della polemica, criticato per la scelta di privilegiare la materia rispetto alla forma e la sua trasgressione, accusato di essere incapace di contrastare l’eredità ideologica borghese cui il cinema pare indissolubilmente legato. Riportare l’attenzione sull’opera di Petri, è un modo per riuscire a scorgere fra le nebbie del cinema politico un discorso autoriale complesso, spesso deformato dalla visione della scelta di punti di vista parziali, quale quello sul genere. La decima vittima, è certamente un film ritenuto capace di rappresentare i tratti essenziali della sua cinematografia. Si tratta della scelta di un preciso punto di vista, che permette di rintracciare alcune caratteristiche stilistiche, contenutistiche e formali capaci di illuminare retrospettivamente l’arte di Petri. Ripensando le difficoltà produttive, il faticoso e problematico rapporto con Ponti, i modi della trasposizione dal soggetto originale, Seventh Victim, di Robert Sheckley, possiamo rilevare i motivi di appartenenza del film al cinema di genere, in particolare alla science-fiction, e quelli di trasgressione dei codici, tramite il ricorso a procedimenti di straniamento, attraverso stasi ed elementi che chiamano in causa direttamente il presente. Procedendo con l’analisi della costruzione figurativa del film verso la scoperta dello stile dell’autore e ci troveremo di fronte al procedimento di mascheramento adottato da Petri. Fondamentale importanza rivestono in La decima vittima i riferimenti pittorici, figurativi e iconografici, evidenti nella costruzione degli spazi secondo precise geometrie pop e fumettistiche. La presenza della pop art come referente figurativo principale, corrente in cui è presente contemporaneamente la critica alla società di massa e la sua esaltazione - merita citare almeno Joe Tilson, Roy Lichtenstein, Andy Warhol - viene in Petri a convergere con una riflessione più generale circa la fotografia, il ruolo dell’immagine e del guardare inteso come atto del conoscere. Il processo di svelamento conduce ai bersagli su cui è diretto il cinema di Petri: quello politico, con il rovesciamento di alcuni stereotipi italiani; quello cinematografico, attraverso una satira rivolta sia verso il cinema inteso come ‘fabbrica dei sogni’, sia contro le opere precedenti del regista; quello del cinema dei generi. Il film si mostra l’opposto di ciò che sembra, o sembrava, essere, e da apologia dell’ideologia borghese si configura critica feroce della società dei consumi.
http://www.dentrosalerno.it/web/2009/05/19/salerno-la-decima-vittima-al-convento/

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