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jueves, 6 de septiembre de 2012

Giulia non esce la sera - Giuseppe Piccioni (2009)


TÍTULO ORIGINAL Giulia non esce la sera
AÑO 2009
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Italiano (Separados)
DURACIÓN 105 min.
DIRECTOR Giuseppe Piccioni
GUIÓN Federica Pontremoli, Giuseppe Piccioni
MÚSICA Baustelle
FOTOGRAFÍA Luca Bigazzi
REPARTO Sonia Bergamasco, Jacopo Maria Bicocchi, Fabio Camilli, Domiziana Cardinali, Piera Degli Esposti, Valeria Golino, Antonia Liskova, Natalia Magni, Valerio Mastandrea, Chiara Nicola, Paolo Sassanelli, Sara Tosti, Lidia Vitale, Sasa Vulicevic
PRODUCTORA Lumière & Company / Rai Cinema
PREMIOS 2008: Premios David di Donatello: 4 nominaciones
GÉNERO Drama. Thriller

SINOPSIS Giulia es una joven condenada por un homicidio pasional, que trabaja como profesora de natación durante las horas de libertad concedidas por el juez. Guido es un exitoso escritor, poco o nada convencido de la utilidad de su trabajo. Giulia y Guido se conocen y vivirán una fugaz historia de amor. (FILMAFFINITY)





Il film ha destato l’interesse della critica pur non suscitando eccessivo entusiasmo, ma tutti riconoscono al regista la capacità di fare “un cinema che non si piega alla furbizia di quello più commerciale e ha il coraggio di raccontare personaggi scomodi e storie in grado di far lavorare la mente” (Movieplayer).

Panorama: “…in modo insolito, almeno per il cinema italiano, cerca di coniugare il realismo e l’analisi psicologica con la divagazione verso mondi immaginari”.

MyMovies: “…non si può negare che Giulia Non Esce la Sera si imponga per la sua capacità di guardarsi attorno, di comprendere meglio ciò che accade (soprattutto) in Italia, di mettere in discussione l’ identità dei personaggi e di uscire dalla “chiusura domestica””.

Repubblica: “Piccioni… da autore alla maniera della nouvelle vague usa il cinema come un diario intimo, scava nei sentimenti e nelle relazioni interpersonali, e “l´inattualità” ricercata di quel che narra e mette in scena lo allontana (è quello che vuole, ma non è mai sicurissimo di volerlo veramente) dai riflettori puntati sui cosiddetti temi forti”.

Il Corriere della Sera: “Ci sono dei film dove i personaggi sono “meglio” della storia che interpretano, dove volti e comportamenti finiscono per lasciarsi alle spalle la trama per vivere di vita propria”.
Comingsoon.it: Il film “non gioca mai sporco, non usa espedienti che mirano a creare empatia col pubblico”.
Movieplayer.it: “Le ambizioni sono evidenti, ma nello stesso tempo la pulizia del racconto è priva di mordente”.

Il Giornale: “La Golino è ormai una brava attrice e s’appropria del film, mentre Valerio Mastandrea non differenzia sostanzialmente i personaggi dei suoi troppi film”.

A cinque anni di distanza da La Vita che Vorrei, torna Giuseppe Piccioni e non solo “come al solito fugge qualsiasi concessione al banale o al consolatorio” (Cinematografo.it), ma continua nel fare un cinema che si distingue dal tradizionale panorama italiano. Intento lodevolissimo quest’ultimo se però non è fine a se stesso ma al servizio di un qualcosa che si vuole dire e che il pubblico riesce a captare.
In Giulia Non Esce la Sera è arduo decifrare cosa Piccioni ci abbia voluto comunicare: raccontare l’incontro tra due esclusi dalla vita, mettere a confronto due generazioni (benché sofferenti e tendenti all’egoismo i figli più maturi e responsabili dei genitori) e due classi sociali diverse (una borghesia annoiata e inconcludente, un proletariato alle prese con problemi concreti e tangibili), rappresentare lo sfacelo della famiglia come istituzione, analizzare la solitudine la fragilità l’infelicità dell’essere umano in quanto tale, fare il ritratto di un’Italia che cambia e che non sa cosa vuole, evidenziare l’ormai dominante impossibilità di comunicare, delineare la difficoltà del vivere, esprimere la tragedia della privazione (l’arte, la maternità)…
Forse tutto questo insieme e altro ancora: quel che è certo è che non si può non rimanere perplessi dinanzi a un’opera dal ritmo lento che concede poco allo spettatore, stenta a coinvolgerlo e ad emozionarlo. Solo a tratti ci si appassiona ai drammi dei protagonisti, si è portati ad osservarli con freddo distacco chiedendosi continuamente perché il regista li abbia accomunati. La sceneggiatura non riesce infatti a creare  “un ponte” tra i due personaggi principali: li fa incontrare, li fa interagire, li fa innamorare ma senza che l’uno cambi la vita dell’altro. Ci chiediamo: se non si fossero conosciuti, cosa sarebbe mutato nel destino di entrambi? Assolutamente nulla, le loro storie si sviluppano uno indipendente dall’altro. Si ha così l’impressione di assistere a due film diversi che ogni tanto si incrociano senza mai unificarsi. Aggrava il tutto l’inserimento di situazioni e figure che non si armonizzano con il resto e che sembrano parentesi nelle parentesi…
Valeria Golino e Sonia Bergamasco sono come al solito molto brave (e sembrano gareggiare a chi ha l’aspetto più “anoressico”, caratteristica saliente ormai di molte attrici italiane).
Valerio Mastandrea è, come sottolineato da molti critici, sempre uguale a se stesso e stenta ad esprimere la complessità che sulla carta il suo personaggio dovrebbe avere.
Sebbene in un ruolo poco importante, Piera Degli Esposti riesce a farsi notare e a far desiderare lo spettatore di vederla di più sullo schermo.
In definitiva un film esteticamente apprezzabilissimo (fotografia e scenografia al top, buona la colonna sonora dei Baustelle a cui validamente si aggiunge Valeria Golino nella canzone dei titoli di coda) ma che non appassiona: un film non chiaro e lineare nel suo svolgimento e che fa pensare a un progetto ambizioso che non mantiene le sue promesse.
p.s.
Come nota giustamente Antonio Bracco, “per apprezzare al meglio Giulia Non Esce la Sera, è preferibile non conoscerne la trama più del dovuto”, il che si potrebbe dire della maggioranza dei film. Purtroppo la maggior parte dei critici italiani incorre nel difetto, recensendo un lavoro cinematografico, di attardarsi nel descrivere minuziosamente e dettagliatamente quanto accade sullo schermo, non rendendo così un buon servizio né al lavoro degli autori né all’eventuale spettatore. Un’ultima postilla: Valeria Golino è sicuramente una delle migliori attrici italiane ma qualcuno le dovrebbe dire che il pubblico ha diritto di capire quello che dice: se aprisse di più la bocca quando parla forse anche noi comuni mortali potremmo afferrare più dell’attuale 10% delle battute che pronuncia.
http://cineocchio.altervista.org/wordpress/2009/02/28/giulia-non-esce-la-sera-2008-di-giuseppe-piccioni/
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Giuseppe Piccioni è un regista sommesso e discreto, sincero non furbastro, vuole comunicare non turlupinare.
Tuttavia questo Giulia non esce la sera non mi ha convinto.
La ragione principale: la debolezza della sceneggiatura. Non sono riusciti, Federica Pontremoli e lo stesso Piccioni, pur nella coerenza dei ritratti, a dare una consistenza (anche metaforica) ai due protagonisti, in modo da consentire alla storia di avere una dilatazione anche metaforica su noi e sul mondo oggi.
Guido, lo scrittore, non dimostra alcun talento, né speculativo, né espressivo e la sua mediocrità sembra, in un certo senso, riscattata da un amore che non ha basi e che non viene messo in discussione da nessuno degli altri personaggi (una moglie ombra, un’editrice calcolatrice, dei lettori insulsi), se non dalla storia stessa; e, però, assomiglia troppo al Valerio Mastandrea personaggio-attore, che vi inietta il gusto ironico e malinconico delle sue (proverbiali) battute. Né convince la parte visionaria di lui scrittore, che immagina storie insulse, troppo insistite da diventare ripetitive e didascaliche.
Né persuade il personaggio di Giulia (Valeria Golino), il cui mistero svanisce quasi subito sulla base di un comportamento che sembra ricalcare quello per cui ha ucciso l’uomo che amava: una passionalità selvaggia priva di mediazioni, a cui si aggiunge un trauma che non riuscirà a superare. Si aggiunga, inoltre, la spiegazione del suicidio, da un lato molto tradizionale cinematograficamente (Guido legge il suo diario, mentre vediamo Giulia che fa le cose, da lui lette); dall’altra non amplia nessun aspetto di ciò che potevamo immaginare, anzi, lo priva di qualsiasi ambiguità.
Ed i pregi? La fotografia di Luca Bigazzi, soprattutto nelle riprese in acqua; la caratterizzazione di personaggi minori: la figlia e soprattutto il suo ragazzino ( originale e misurato Jacopo Domenicucci), molto formale e informato, ma cattivo fino alla volgarità quando da lei viene lasciato, il giovane scrittore, che vincerà il Premio, abile nel catturare applausi e simpatia; la sequenza dell’incontro di Giulia con il marito e la figlia.
http://www.lalineadellocchio.it/2009/03/02/giulia-non-esce-la-sera-di-giuseppe-piccioni/

Un sentimento di abbandono celato attraverso un gioco formale di libertà si manifesta nelle espressioni di Guido (Valerio Mastandrea) e Giulia (Valeria Golino)rispettivamente scrittore ed istruttrice di nuoto. Due personaggi che occultano la realtà, apparentemente vivi, ma paurosi ed indeboliti dalle convinzioni, il passato e certamente dal futuro.
Guido, candidato alla finale per il suo ultimo romanzo, fantastica sulla vita di molti personaggi e meno, ma è palese che non riesce a vorrebbe mettere ordine nella sua. Nelle sue bozze ci descrive di Eugenio che si innamora di Sophie in una giornata di pioggia e quando entra nel suo negozio rimane basito dal fascino della ragazza. Osserva gli ombrelli zuppi ma non ne compra neppure uno. Solo quando scoprirà che l’affascinante ragazza non lavora più nel negozio, il povero Eugenio proseguirà la sua vita a cercare la sua musa nelle giornate di pioggia battente. Oppure ci viene raccontato di padre Rosario, il quale ha perso lo slancio della fede da quando una giovane frequentatrice della chiesa le confessa che lavora in in night club e da allora i suoi occhi sono su di lei “in questa valle di lacrime”.
Insomma la felicità per Guido è la tristezza che fa le capriole, uno slogan palese durante la presentazione del proprio libro ove sottolinea che “il successo è un malinteso, un’illusione un pò come i premi”.La vita dello scrittore, in effetti, sembra in parte omessa, bloccata dalla propria famiglia. Non ci vive serenamente e si nasconde dietro la scrittura. Benedetta, la moglie, è una donna affascinante, molto raffinata, forse troppo insipida per i gusti di  Guido. Costanza, la figlia, è una bimba goffa, la vittima sacrificale del malinteso rapporto tra i genitori eppure spinta con il tempo a legarsi alla figura paterna. E in più c’è Filippo, il fidanzatino di costanza, un’adolescente prematuramente sviluppato, tutto scienze, matematiche e musica. Insomma il tipico ragazzo secchione e bruttino  che viene puntualmente preso in giro in classe.
La vita di Guido trova sfogo quando decide di iscriversi nella piscina dove la figlia da poco si è ritirata. Qui conosce l’istruttrice Giulia, una bella ragazza, a tratti scontrosa e a volte solare, molto facile a mostrare il lato oscuro e misterioso della sua personalità. Lo leggiamo facilmente dalle espressioni fin troppo trasparenti nell’essere velate da un pensiero che in quell’istante l’attraversa. L’attrazione tra i due è forte, la complicità  pure.come il senso di scoprirsi e di dichiararsi. Giulia rivela a Guido la sua vera identità: è una donna che ha ucciso il suo ex amante, dopo un raptus di gelosia ed ora è stata reinserita nel mondo del lavoro. Qui cambiano le carte in tavola: da un lato Guido osserva con più facilità in faccia la realtà che lo circonda. ossia  un mondo borghese, spocchioso, e qualitativamente superficiale; dall’altro le difficoltà di una giovane donna verso cui prova un qualcosa di forte ma strozzato. Entrambi, però, non riescono a far esplodere la loro passione, le pulsioni forti: il contatto fisico ci sarà ma paga il danno degli errori, della solitudine e gli effetti collaterali della precoce maturità.
A volte sembrano due cuccioli legati ad un guinzaglio, proprio mentre sono fuori dalla piscina, così incapaci a godersi la vita nelle minute ore a disposizione. Hanno paura di trasgredire degli equilibri. Entrambi sanno di aver commesso degli errori:  Giulia li riconosce con evidenza mentre  Guido li reprime e strozza attraverso bozze di romanzo che non riesce a concludere. Giulia ha una figlia e un marito abbandonati improvvisamente da 9 anni. Per la figlia di 16 anni ha sempre provato amore e soffre all’idea costante di non averglielo potuto mai trasmettere, chiarirlo, guidarlo. Giulia si è emarginata nel vuoto non così distante dal suo nuovo complice, un uomo che sfugge ad urlare il proprio dissenso verso la moglie.
La lettera che scrive in nome della madre alla ragazza trova una risposta amara nell’incontro che le due otterranno. Giulia ha delle aspettative importanti, intravede dei raggi deboli di sole, vorrebbe farsi penetrare da essi, ma riceve disprezzo, menefreghismo, indifferenza.
Giulia non vuole più nessuna prescrizione di libertà, vuole concludere il suo periodo di pena in una cella sola. Guido a sua volta lascia la piscina, le sue 25 vasche di nuoto che lo esiliavano da pensieri più profondi. 25 vasche fantastiche capaci di lasciarti osservare solo l’acqua attorno a te, ascoltare pochi rumori, pensare al nulla o quasi. Concentrarsi solamente al bordo piscina, al numero rimanente di metri da percorrere con bracciate. Ognuno torna nella via nella quale è trascinato da molto tempo.Nel frastuono per l’uno familiare nel pensiero toccante per l’altra. Una storia forte, resa gradevole, piacente da un grandissimo Valerio Mastandrea e una bravissima Valeria Golino ai quali si aggiunge una semplice ma alquanto espressiva regia di Giuseppe Piccioni.
http://stradeperdute.wordpress.com/2010/05/04/giulia-non-esce-la-sera-2009-un-film-di-giuseppe-piccioni/

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