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martes, 12 de febrero de 2013

Aspettando il sole - Ago Panini (2008)


TÍTULO ORIGINAL Aspettando il sole
AÑO 2008
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 96 min.
DIRECTOR Ago Panini
GUIÓN Ago Panini, Gero Giglio, Enrico Remmert
MÚSICA Nicola Tescari
FOTOGRAFÍA Paolo Caimi
REPARTO Raoul Bova, Vanessa Incontrada, Gabriel Garko, Claudia Gerini, Rolando Ravello, Sergio Albelli, Thomas Trabacchi, Claudio Santamaria, Giuseppe Cederna, Michele Venitucci, Alessandro Tiberi, Corrado Fortuna
PRODUCTORA laCasa Film / Mikado Film
GÉNERO Comedia. Drama

SINOPSIS Tres delincuentes se encuentran en un hotel de las afueras: un refugio en el borde del mundo. Pero ésta no es sólo su historia, porque en el Bellevue Hotel hay otros huéspedes con historias sorprendentes. En la unión de cada una de estas historias desaparecerán las paredes y las puertas se abrirán, revelando el hilo que une los destinos de todos los huéspedes. (FILMAFFINITY)



Parlano regista e protagonisti di Aspettando il sole
Quindici personaggi al margine in una notte italiana del 1982. L'Hotel Bellevue, incrocio di destini, con un concierge totalmente fuori di testa (un Giuseppe Cederna vincitore del premio per il miglior attore a Annecy). Gli ultimi anni in cui fosse realmente possibile isolarsi, senza cellulari e senza Facebook. Queste le coordinate principali di Aspettando il sole, opera prima cinematografica di Ago Panini, esperto regista di videoclip e pubblicità. Parlandoci del film, Panini ci descrive alcuni atteggiamenti dei suoi personaggi, sospesi tra dramma e commedia, in un costante scontro di registri: “I corto circuiti rendono Aspettando il sole un film che va attraverso i generi”. Indispensabile quindi che il ricco cast, oltre a portare la propria professionalità, regalasse al progetto anche la voglia di giocare. Ha pochi dubbi in merito Cederna, che aveva già collaborato col regista in un corto del 1996, Scorpioni: “Ero pronto alla sorpresa.” Sorpresa poi concretizzatasi in una parte che lo fa anche interagire, in un flash visionario, con una termite gigante digitale.
“E' un film con quindici protagonisti, siete tutti protagonisti” è il contenuto della mail che Panini ha inviato anche a Gabriel Garko, che in Aspettando il Sole si diverte a ritrarre un malvivente “disadattato” con un accento siciliano, con sfumature ironiche per lui inedite: “Nella mia vita professionale ruoli comici non mi sono mai stati chiesti. Ma nella vita reale non sono così serio. Qui mi sono talmente lasciato andare, talmente lasciato prendere da questo film, da aver pensato pochissimo al set. I tempi comici sono venuti fuori forse perché ero inconsapevole di interpretare un personaggio.”
Veste invece i panni di uno sbandato Claudio Santamaria, che nel lontano 1998 aveva debuttato nel cinema con L'ultimo capodanno, commedia grottesca e sopra le righe con qualche punto in comune con Aspettando il sole. “Tutti e due i film parlano di un certo tipo di umanità e di un certo tipo di follia,” sostiene l'attore. Però nel film di Panini la base realistica, pur nel contesto nero ed esasperato, è sempre presente. Ci dice Santamaria: “Ho portato nel mio personaggio un ricordo che ho di un certo tipo di persone che vedevo da bambino per la strada, quelli che fanno i cattivi ma che in fondo in realtà non lo sono. Nei dialoghi c'era quest'idea di parlare di cose che normalmente non hanno importanza, come si fa poi nella vita. Sono personaggi che spostano l'attenzione su cose che non hanno significato. Ci sono film in cui i personaggi vivono di lirismo e ti perdi magari la loro parte terrena, materiale.”
Pende invece più sul lato visionario dell'operazione la pornostar Kitty Galore, dolcissima nelle pause sul set, interpretata da Vanessa Incontrada, coautrice anche del folle look del suo personaggio: “Kitty è un fumetto, è qualcosa di surreale, è una donna che non ho mai visto.”
Cederna, Santamaria, Incontrada e Garko sono solo una piccola parte del cast di questo film, che comprende tra gli altri anche Claudia Gerini, Raoul Bova, Michele Venitucci, Corrado Fortuna, Bebo Storti, Rolando Ravello, Raiz (ex-cantante degli Almamegretta) e Sergio Albelli, quasi tutti usati controtendenza.
Domenico Misciagna
http://www.comingsoon.it/News_Articoli/Interviste/Page/?Key=647
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Ago Panini è noto soprattutto come regista di videoclip. Ha lavorato spesso con Paolo Conte, con gli Africa Unite, con Daniele Silvestri e Casinò Royale. A noi piace ricordarlo soprattutto per i due video realizzati per il sommo Vinicio Capossela: Maraja e Si è spento il sole. Al cinema Panini non lo spegne, ma lo accende. Il suo lungometraggio d’esordio, Aspettando il sole,  è un film notturno, ambientato nel corso di una notte dove (non) s’incrociano le vicende di un gruppo di ospiti di un grigio albergo situato lungo una strada provinciale italiana, del suo portiere e di un paio di balordi che hanno deciso di attendere l’alba tormentandolo.
Va dato atto a Panini di aver scritto e diretto un film che si differenzia nettamente da quel mainstream italiano autorial-popolar-borghese che ci siamo spesso trovati a criticare, e di aver preso spunto da modelli interessanti come un pulp di per sé oramai abusato ma in questo caso declinato secondo i dettami della sua variante italiana, figlia della letteratura dei cosiddetti “cannibali” (oramai estinti). E si possono passare al neoregista gli evidenti limiti di originalità delle storie e di come vengono intrecciate e raccontate, anche in nome di un buon livello di fattura tecnica.
Ma, se Aspettando il sole non è di certo malriuscito e irritante come Nero bifamiliare di Federico Zampaglione (film con il quale questo di Panini potrebbe avere dei punti di contatto), i difetti ci sono e sono importanti.
Il più grande dei quali, oltre ad una certa sensazione di artificiosità del tutto, è che, fondamentalmente, delle vicende dei protagonisti non ci si interessa minimamente: non c’è capacità di costruire empatia o d’incuriosire. L’impressione è quella di assistere ad un film realizzato tra amici, che tra loro si sono divertiti probabilmente tantissimo, ma che non sono capaci di trasmettere questo divertimento a chi guarda, né tanto meno di farlo sentire “incluso”.
Fra tutte, forse solo la vicenda della stanza dove si gira un film porno – con un Bebo Storti egregio nei panni del regista smaliziato ma buono e una solida Incontrada nei panni della pornoattrice romantica – è in grado di suscitare qualche interesse e di mettere a segno qualche colpo emotivo. Il resto scivola via tra noia e indifferenza. Qualcuno per favore dica alla Gerini di piantarla di spogliarsi e mostrarsi in lingerie in ogni film che gira e di impegnarsi un po’ di più nella recitazione.
Federico Gironi
http://www.comingsoon.it/News_Articoli/Festival/Page/?Key=443


Un pochetto, dal fondo del cuore, mi dispiace dover scrivere una stroncatura di Aspettando il sole. E non solo perché ho paura che Ago Panini himself legga questo post e mi scriva coprendomi di insulti e/o proponendomi un duello all’arma bianca – e, di conseguenza, mi faccia un culo così. Cosa che avrebbe tutto il diritto di fare. Anzi, questo è uno di quei casi in cui mi sento particolarmente antipatico nel dire che il film in questione mi ha fatto schifo. Mi vedo da fuori e mi dico ma che antipatico ‘sto ragazzetto di merda. Non è una captatio benevolentiae – o almeno cough cough non solo: è che, ne sono certo, in Aspettando il sole c’è molta buona fede, passione, voglia di essere diversi dalla brutta brutta massa, forse persino del vero talento. Però mi trovo di fronte ad alcune questioni che per amor di onestà non posso esimermi dall’esprimere, e che per amor di sintesi esporrò in un breve elenco:
1. il pulp è roba vecchia. Basta. Bas.Ta. Potremmo anche chiuderla qui.
2. il pulp all’italiana non è solo roba vecchia, ma è roba che quando era tipo nuova già non funzionava più. Non ha mai funzionato.
2b. avevano anche cercato di convicerci che c’era una corrente letteraria, ve la ricordate? Einaudi, Tsk.
2b. che un film ti faccia venire una voglia matta di riprendere in mano e rivalutare in toto L’ultimo capodanno di Marco Risi, beh, non è un risultato da prendere sottogamba.
3. il film corale all’italiana, d’altro canto, è un’impresa fallimentare, quasi a priori. Perché quest’ossessione? Non ci è riuscito quasi nessuno. Tantomeno à la Magnolia. Perché l’ho capita, sai? Le termiti, le rane, inutile che fai lo gnorri.
3b. io non saprei mai e poi mai come diavolo dirigere un film, e infatti manco ci provo: quindi, tanto di cappello. Però se dovessi farlo, se dovessi proprio girare un’opera prima con una pistola puntata alla tempia e un anfibio allo scroto, probabilmente avrebbe due o tre, o che so, quattro personaggi al massimo.
3c. tantomeno il film verrebbe introdotto da un ominous voice over che spiega il concept del film e cosa succederà circa, e poi non si sente più.
4. l’accento che parla Cederna se l’è inventato lui.
4b. l’accento che parla Raul Bova, invece, cos’è, maceratese? Per cortesia.
4c. voglio fermarmi un attimo su questo punto, è importante: Worst. Raul Bova. Ever.
5. un gran bel risultato ottenuto dal film è che Thomas Trabacchi tira le cuoia in fretta.
5b. di riflesso, il migliore della cumpa è Alessandro Tiberi, eppure non si vede mai. In cambio, una tonnellata di Michele Venitucci con gli occhi da matto e Gabriel Garko con la zeppola. Ma che cazzo.
5c. Claudia Gerini è il culo di Claudia Gerini. Sono la stessa cosa. Sembra un paradosso, eppure. Eppure.
5d. Massimo De Lorenzo è divertente. E’ una macchietta ma fa sorridere. Questa ve la concedo.
6. Claudio Santamaria. Volevo che avesse un punto tutto suo.
7. altra concessione, tutta la parte del set porno non è poi così male: Bebo Storti è formidabile, e la coppia Vanessa Incontrada-Corrado Fortuna ha un’alchimia inspiegabile e pure un po’ inquietante. Siamo sul marginale, ma è qualcosa. Ok?
8. tutta la pippa delle unità aristoteliche, ho capito la manfrina, ma mi spiace, non attacca. Diciamo che non può tenere in piedi il film da sola. Una cosa così.
9. se c’hai Raiz tra le mani e fai fare la colonna sonora a Nicola Tescari, scusa, ma questo post te lo sei cercato.
http://giovanecinefilo.kekkoz.com/2009/01/25/aspettando-il-sole-ago-panini-2008/
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Tutto in una notte
 C'era chi un tempo pensava che l'Italia non fosse un paese povero; era l'epoca del boom, o giù di lì, e il fermento culturale di una nazione che si ridestava finalmente (e, in maniera ideale, definitivamente) dall'obnubilante cappa del fascismo e della seconda guerra mondiale, dava vita a una cinematografia viva, pulsante, creativa eppure mai dimentica dell'amaro retrogusto di ogni realtà. Così nasceva, e ci si perdonerà la semplificazione, la commedia all'italiana, ruota portante di un ingranaggio produttivo che darà vita ai migliori anni del nostro cinema.
Ma parliamo di quaranta e passa anni fa: ora stiamo attraversando una crisi economica di cui ancora non si scorge lo spiraglio per poter tornare a veder la luce, e il nostro cinema non nuota più in acque limpide da almeno due decenni. Si discute oramai da tempo immemore della formula migliore per dare nuovo smalto alla nostra malmessa industria delle meraviglie, e in molti pensano che la soluzione sia da ricercare proprio in quell' age d'or degli anni sessanta e settanta, quando il grande cinema d'autore e l'artigianato d'intrattenimento si muovevano l'uno accanto all'altro senza mai pestarsi i piedi e, in alcuni dei casi più sublimi (Mario Bava, Dino Risi, Ettore Scola, Sergio Leone), arrivavano addirittura a compenetrarsi alla perfezione. A provare nell'impresa di riproporre le regole non scritte – che sia stato questo il problema? - del tempo che fu non sono stati in pochi: uno degli esempi a noi più vicini è senz'ombra di dubbio rappresentato da Ago Panini e dal suo esordio alla regia. Aspettando il sole è una commedia morale, o perlomeno si avvicina molto a tale descrizione, che non può non riportare alla mente le evoluzioni corali di cui furono capaci alcuni dei nostri cineasti più ispirati – e torniamo nuovamente a citare Risi e Scola. Dopotutto l'intento di fondo è innegabile, e mai sottaciuto: tentare di raccontare l'Italia di oggi e di ieri (il film è ambientato in pieni anni '80, l'inizio del crollo della credibilità del nostro cinema agli occhi del mondo) con uno sguardo ironico, sardonico ma mai incline alla burla fine a sé stessa. Per far ciò si fa leva su un lavoro corale (i protagonisti sono una quindicina) spezzettando la narrazione in una serie di micro-eventi: non è un film a episodi, Aspettando il sole, ma poco ci manca, e l'impressione è che l'esordiente Panini – ma alle sue spalle c'è una gavetta decennale in radio – si trovi più a suo agio nell'accumulo di piccoli dettagli. Come sovente accade con le opere programmaticamente frammentate, non tutto alla fine dei giochi ci appare essenziale e irrinunciabile: avremmo forse fatto a meno del losco personaggio del figuro che si chiude in camera da letto con il suo amato cane – ma non necessariamente per il primo motivo che potrebbe venirvi in mente – e non è probabilmente calibrato al millimetro neanche il personaggio interpretato da Raoul Bova (che sfodera comunque una interpretazione sorprendente, per intensità e sommessa capacità caricatuale), ma si tratta essenzialmente del classico dazio di inesperienza che Panini deve pagare all'arte con la quale si sta confrontando.
Altrove Aspettando il sole ci sembra funzionare invece meglio, ed esattamente nel momento in cui si raccontano, o si ipotizzano, rapporti interpersonali: che sia il caso di un portiere d'albergo alle prese con due guasconi forse malintenzionati o forse no (ottimi Giuseppe Cederna, Claudio Santamaria e Michele Venitucci), o di una scalcinata e dolcissima troupe di un film porno, quello che ci resta appiccicato addosso è un senso di sottile incapacità di vivere, impossibilità del normale, vana ricerca di una pace che si fa, passo dopo passo, sempre più irraggiungibile. È questo l'aspetto che più ci convince di Panini e della sua messa in scena: al di là delle sequenze più divertenti – in Aspettando il sole si ride, e quasi mai nella maniera più ovvia – e delle digressioni smaccatamente surreali e grottesche, si respira un sottofondo di angoscia, una sottile soffocante nebbia che copre tutto e lo rende ovattato. Così i personaggi di Aspettando il sole diventano fantasmi di un mondo che sembra disperso nel nulla, e che non è altro che il nostro paese, hotel a ore scricchiolante e vagamente squallido, ma che ancora non ha perso speranza nella purezza, ma pare già attratto da sirene equivoche (l'ossessionante televendita che funge da ideale fil rouge).
Un esordio incoraggiante, forse impreciso ma per troppo amore; e questo è un difetto che ci viene naturale perdonare.

P.S. Un plauso doveroso all'operazione di casting, puntuale e sempre convincente. Ci sembra giusto riportare, in calce alla recensione, l'intero cast in ordine alfabetico: Sergio Albelli, Raoul Bova, Giuseppe Cederna, Massimo De Lorenzo, Corrado Fortuna, Gabriel Garko, Claudia Gerini, Vanessa Incontrada, Raiz, Rolando Ravello, Claudio Santamaria, Bebo Storti, Alessandro Tiberi, Thomas Trabacchi, Michele Venitucci.
 Raffaele Meale
http://www.cineclandestino.it/it/film-in-sala/2008/aspettando-sole.html

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