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jueves, 21 de febrero de 2013

Lo sgarro - Silvio Siano (1962)


TITULO ORIGINAL Lo sgarro
AÑO 1962
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 84 min.
DIRECCION Silvio Siano
GUION Silvio Siano, Mario Di Nardo, Sabatino Ciuffini
REPARTO Gérard Blain, Saro Urzì, Charles Vanel, Gordana Miletic, Ubaldo Granada, Pasquale Martino, Antonietta Genevesi, Giacomo Furia, Luisa Conte, Piero Palermini, Ombretta Ostenda, Ettore Annunziata, Nino Vingelli
FOTOGRAFIA Toni Secchi
MONTAJE Gabriele Varriale
MUSICA Gino Peguri
PRODUCCION Giovanni Addessi, Ubaldo Granata para U.G. Cinematografica (ROMA), Comptoir Francais du Film (PARIGI)
GENERO Drama

SINOPSIS A Nola, un gruppo di camorristi taglieggia i mercanti di bestiame. Un giovanotto però non ha paura: affronta uno dei bravacci della camorra e lo percuote. Il capo camorrista cerca di spegnere la ribellione offrendo al giovane di far parte della sua cosca. Il ragazzo accetta, ma in quella bella compagnia non si trova. Litiga e commette lo sgarro. Stanno per ucciderlo, ma i contadini insorgono in sua difesa e fanno fuori i camorristi. (My Movies)




Con l’inizio degli anni sessanta, il neorealismo si avvia verso il suo declino, anche se resiste in alcuni ambiti, come quello campano, dove registi come lo stabiese  Silvio Siano con Lo sgarro (1962) e La donnaccia (1964) e Francesco Rosi con La sfida (1958), raccontano vicende ambientate in un sud ancora stordito dalla guerra, in balìa di pregiudizi e prepotenze di stampo camorristico, che fa fatica ad avviarsi verso la modernità. Film che con le loro vicende sono anche una denuncia sociale per il prevalere di corruzione e violenza, nell’assenza di un ordine garantito dalle istituzioni non ancora consolidate.
Lo sgarro, girato in esterni anche a Gragnano, aveva visto una larga partecipazione di comparse locali, come era d’abitudine nei film di Siano, che riusciva a coinvolgere tutta la cittadinanza in una esperienza collettiva che ancora rivive dopo tanti anni. E’ stato quindi una  grande privazione per i tanti figuranti che, dopo una prima rappresentazione del film, per la rapida scomparsa dai circuiti cinematografici, non sono più riusciti a rivederlo. Siamo quindi grati agli amici di Palma Campania, altro comune in cui furono girati gli esterni, Savino Carrella e Pasquale Gerardo Santella, che con le loro ricerche hanno recuperato una riproduzione del film, permettendoci di riviverlo più che di rivederlo.  Molte saranno infatti le esperienze rivissute, gli episodi con protagonisti anche  parenti ormai scomparsi, e probabilmente sarebbe vano il tentativo di riportare il discorso solo  sul suo valore sociale, di denuncia della camorra agraria, o sugli aspetti tecnici che pure meritano di essere rimarcati.
Come da copione dei film neorealistici la vicenda troverà un  finale ottimistico per il futuro, con il riscatto dell’intera popolazione dalla prepotenza camorristica, non senza passare dai drammi delle violenze e della sopraffazione, fino all’episodio scatenante della rivolta. Un canovaccio che di lì a poco sarà seguito nei cosiddetti  film western all’italiana.
Una gradita sorpresa per i gragnanesi sarà anche rivedere quasi incontaminati  molti dei luoghi delle riprese di 45 anni fa : la piazza San Leone, la via Lombardi, il ponte per Agerola e la via Grado, gli scorci di Caprile e San Giuseppe, e la stazione ferroviaria, dove emblematicamente  inizia e termina la vicenda. Manca oggi solo l’orologio nella stazione e la tettoia del deposito merci.
Tra gli interpreti : Gérard Blain (Paolo), Luisa Conte (Nannina), Ettore Annunziata (Turi), Giacomo Furia (Ciro), Ubaldo Granata (don Michele), Gordana Miletic (Rosaria), Saro Urzì (Carmelo), Charles Vanel (don Vincenzo).
Regia Silvio Siano (Castellammare di Stabia 1921, Roma 1990). Durata 84 minuti. Fu vietato ai minori di 16 anni.
presentazione di Giuseppe Di Massa
http://www.centroculturalegragnano.it/Il%20film%20-%20Lo%20sgarro/Lo%20sgarro.htm
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Lo sgarro (1962) rappresenta, con ogni probabilità, il titolo più noto dell’esigua produzione registica di Siano e allo stesso tempo è la pellicola che più si avvicina a quella che sarà la sua attività di produttore cinematografico con film prevalentemente polizieschi a partire dagli anni ’70.
Pieno di echi neorealisti per stile recitativo e impostazione scenica, al limite del folklore, Lo sgarro narra di un giovane nolano che non ha timore dei camorristi locali che taglieggiano i mercanti di bestiame. Affronta infatti uno di questi e lo percuote. Il capo del clan, Don Michele Savastano, offre al giovane di entrare nel suo gruppo. Questi accetta, ma dopo poco si accorge di non riuscire a far parte di quel mondo. Si ribella, commettendo quindi “lo sgarro” del titolo, e rischia di essere ucciso dai suoi ex-compagni. I contadini e i fattori locali tuttavia insorgono contro i camorristi dopo la tragica morte di una bambina sulle scale della chiesa del paese.
Girato tra Nola, Palma Campania ed altre località, Lo sgarro mostra tutti i pregi e i difetti che un film “neorealista” dopo la grande stagione tra gli anni ’40 e ‘50 può avere. Se si dovesse avvicinare lo stile di Siano in questa pellicola a quello di ben più noti maestri, verrebbe da pensare al mondo di Giuseppe De Santis così come descritto in Caccia tragica (1946) e, soprattutto, Non c’è pace tra gli ulivi (1950). Anche ne Lo sgarro, come nelle pellicole di De Santis, si miscelano aspetti di critica sociale, propri della descrizione del mondo rurale, e del cinema di genere, sotto la scorza di un (neo)realismo con forti innesti di elementi folklorici e locali. Rimangono tuttavia belle scene di impostazione quasi documentaristica come quella che descrive il mercato del bestiame di Nola, con i fattori taglieggiati dagli esponenti del clan, e momenti corali di rabbia contadina.
http://www.bibliocamorra.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=245:lo-sgarro&catid=49:generale&Itemid=93

TRAMA
L'affluenza del bestiame al mercato boario di Nola è soggetta a camorristi che ne stabiliscono qualità e prezzo. Paolo osa ribellarsi e sfida Carmelo, uomo di Don Michele, grosso commerciante della zona. Si sta per scatenare una furibonda lotta ma interviene Don Michele il quale, apprezzando il coraggio di Paolo, gli propone di entrare nella sua organizzazione. Questi accetta e viene esecrato da tutti ma, quando un giorno Carmelo deve prelevare il bestiame dalla stalla di suo padre, egli glielo impedisce, percuotendolo. Facendo questo ha commesso lo "sgarro" e la sua sorte è segnata. Nella piazza Don Michele, in presenza di tutti, offende Paolo il quale reagisce colpendolo con un pugno. Carmelo gli spara contro ma colpisce Assuntina, figlia del fratello di Paolo. E' la scintilla perché tutti i contadini si scatenino contro la banda di Don Michele, mentre Paolo ritornerà al lavoro assieme ai suoi.
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=10815

RECENSIONI
Dal quotidiano Roma, 13 gennaio 1962 a firma E.G.:
"Lo sgarro" è un film non peggiore di tanti altri sostenuti da attori comici di grido.Ha una certa importanza sociale poichè, al pari de "La sfida", denuncia una forma di camorra rurale sul  mercato del bestiame nelle campagne meridionali. Paolo, un giovane paracadutista, ritorna dal servizio militare, e trova le campagne natie danneggiate da una vastissima banda capitanata da un certo Don Michele, la quale tiranneggia i contadini. Venuto all'azione, Paolo stabilisce in sè stesso che nella vita bisogna dominare e non essere dominati,e passa nella banda di Don Michele, guadagnando molto denaro, il che gli permetterà, a suo avviso, di sposare finalmente la fidanzata e di vivere potente e felice. Il padre, Don Vincenzo, non approva la sua condotta e lo scaccia di casa.Viene il momento che Paolo è costretto a rivolgersi contro la propria famiglia: dieci capi bovini dei quali Don Michele ha bisogno per il suo sinistro commercio, sono proprio di Don Vincenzo. Ed ecco che Paolo, costretto a portare la prepotenza e forse le armi contro la propria famiglia si rifiuta; in una parola sgarra. Ne deriva una gran rissa durante la quale  Don Michele resta morto, con gran sollievo dei contadini, e tutto si chiude nel migliore dei modi, mentre tutta la contrada ritorna al lavoro tranquillo, e Paolo fa la pace con la fidanzata che lo aveva piantato per le sue avventure campestri.
Film munito di ritmo, di soluzioni drammatiche, di discreta regia, e interpretato da un buon nerbo di attori napoletani, fra i quali Luisina Conte,Amedeo Girard, Pasquale Martino, Giscomo Furia, Nino Vingelkli, oltre beninteso, che da Gérard Blain, il giovane interprete de "Il gobbo", e da Charles Vanel, Gordana Miletic, Rino genovese. Buona la fotografia.
Dal quotidiano Il Mattino, 13 gennaio 1962 a firma V.R.:
Silvio Siano, regista de "Lo sgarro", è al suo primo film. Di lui non so altro, ma esaminando il suo lavoro al lume di un giudizio che intenda tener conto di questa sua acerba esperienza, debbo riconoscere che "Lo sgarro", anche se non ha quel rigore di stile che ebbe, per esempio, "La sfida", dalla quale "Lo sgarro" discende, anche se è raccontato con una certa rozzezza, senza alcuna preoccupazione di eliminare quei caratteri popolareschi che il film conserva, rivela, tuttavia, una esuberanza, una generosità, un cuore che riescono a dare alla narrazione una sua concitata drammaticità. E il film si vede volentieri, anche perchè interpreta il sentimento popolare che vuole assistere al trionfo del bene sul mare, come accadeva nelle nostre indimenticabili sceneggiate di un tempo. Siamo in un paese, presumibilmente nei dintorni di Napoli, dove un prepotente esercita il diritto del più forte, imponendo la sua legge, quella  che egli si è fatta con l'aiuto della sua guardia del corpo, nel mercato delle carni. Il paese, dove è quasi inesistente la tutela dell'ordine, affidata a pochissimi agenti che non si vedono mai nel film, sopporta tutte quelle angherie perchè sa di essere dalla parte del più debole. Ma un giorno vedendo una bambina cadere uccisa dalle raffiche di quei prepotenti, gli abitanti del paese riescono a trovare l'energia necessaria per insorgere, per rivoltarsi contro l'uomo che li ha dominati per tanto tempo. E noi assistiamo alla sommossa popolare, forse un pò ingenuamente espressa ma sempre con spontaneo calore, alla fuga di quegli sciagurati che vengono inseguiti dalla folla e alcuni uccisi. Il bene non può non trionfare. E' una legge eterna alla quale gli autori del film si sono richiamati, sapendo di fare cosa gradita al pubblico. Di rilievo l'interpretazione di Gérard Blain, di Charles Vanel, di Saro Urzì, di Ubaldo Granata, di Luisa Conte e della tenera, quasi evanescente Gordana Miletic. Bianco e nero.

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