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miércoles, 3 de julio de 2013

Nazirock - Il contagio fascista tra i giovani italiani - Claudio Lazzaro (2008)


TITLO ORIGINAL NaziRock - Il contagio fascista tra i giovani italiani
AÑO 2008
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Francés (Separados)
DURACION 74 min.
DIRECCION Lazzaro Claudio
ARGUMENTO Claudio Lazzaro
FOTOGRAFIA Elena Somarè, Antonio Montellanico, Francesco Caudullo (tomadas en la manifestación de Catania)
MUSICA Antonio Iasevoli, Enrico Fink-la canción "Il ritorno alla fede del cantante jazz" es de Enrico Fink (Edizioni Materiali Sonori); "Terrorismo e strategia della tensione" y "Auschwitz: fine di una leggenda" son de Antonio Iasevoli
MONTAJE Cecilia Zanuso
EFECTOS Direct2brain
PRODUCCION Claudio Lazzaro para Nobu Productions
TIPOLOGIA Documental
GENERO PolÍtico/social

SINOPSIS L'estrema destra vista dall'interno: la sua musica (suonata da band che infarciscono di testi fascisti la loro musica skin, oi, white power e punkadestra), i capi, le alleanze, i rituali, lo sdoganamento politico.




Nazirock è un documentario del 2008, seconda prova alla regia del giornalista milanese Claudio Lazzaro, prodotto da Nobu Productions. Divenne improvvisamente oggetto di interesse mediatico non per i testi, dello stesso Lazzaro, non per la fotografia, di Elena Somarè, e nemmeno per il montaggio, di Cecilia Zanuso; ottenne popolarità grazie alla diffida di Forza Nuova che, di fatto, ne impedì la proiezione nelle sale cinematografiche, perché contenente “immagini, affermazioni, frasi, scene, ricostruzioni, gravemente diffamatorie del movimento”.
Il film rappresenta una sorta di stato dell’arte dell’estrema destra italiana nel 2006, partendo dalle dimostrazioni anti-Prodi e contro la Finanziaria per poi convergere l’attenzione sul Campo d’Azione, raduno annuale di Forza Nuova, tenutosi a Marta (Viterbo) nell’estate 2006. Lazzaro presenta i volti che saranno protagonisti non solo del documentario, ma anche della scena politica nostrana, molti dei quali rivestono tuttora gli stessi ruoli. Sono tutti personaggi facenti parte della grande coalizione della Casa delle Libertà: Alessandra Mussolini, parlamentare europea, membro di Azione Sociale, fino a poco tempo prima in gruppo con Fiore, Romagnoli e Tilgher.
Luca Romagnoli, segretario di Fiamma Tricolore, già con Pino Rauti, che in un’intervista concessa a Corrado Formigli ha affermato che “Hitler è uno statista che ha commesso errori, che, per il momento, la storia attesta come commessi da lui” e sulle camere a gas che “è possibile che siano esistite”; Pino Rauti, inquisito per strage negli anni ’60-’70 ma mai condannato, fondatore del Movimento Idea Sociale, e per il quale “il Nazismo diede indubbiamente un suo contributo di studio, di pensiero, di dottrina e di cultura”, morto nel 2012; Adriano Tilgher, segretario nazionale del Fronte Sociale Nazionale, condannato nel ’75 per tentata ricostruzione del Partito Fascista, inquisito per strage ma assolto per insufficienza di prove, che di Hitler ha detto “ è un uomo che ha lottato per il suo popolo incorrendo secondo la storia ufficiale in alcune storture”; Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, ex latitante, condannato per banda armata.
Presentati i dirigenti, l’attenzione si sposta sul bacino, non trascurabile, di sostenitori ed elettori (mezzo milione) e sulla musica, strumento indispensabile di diffusione delle idee del movimento. Parlano i leader delle varie band che suonano al raduno viterbese: gli Hobbit e i Legittima Offesa, i cui testi inneggiano alle camicie nere, ai martiri dell’Emilia e di Piazza Loreto, alla violenza contro la polizia mescolando credo politico a inni da ultrà, alla lotta filo-palestinese e antisionista. Si parla della raccolta musicale ‘L’ora della verità’, “iniziativa a favore delle vere vittime della strage di Bologna” tra cui Luigi Ciavardini, ex NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) che qualche giorno dopo finirà in carcere per rapina in banca e l’anno dopo verrà condannato in Cassazione a 30 anni per la strage di Bologna.
Al raduno vengono invitate alcune personalità, tra cui Andrea Insabato, rimasto mutilato agli arti inferiori dopo aver fatto esplodere una bomba nella sede del Manifesto nel 2000 e condannato a 12 anni per tentata strage. La sua è, forse, la testimonianza più inquietante, il suo volto pacato che si trasfigura mentre si infiamma in un discorso che sfiora il delirio. Partecipano al raduno anche gruppi di estrema destra stranieri: c’è Ugo Voigt, segretario nazionale dell’NPD (Partito Nazional-democratico tedesco), Manuel Andrino, del gruppo spagnolo Falange, Ion Geblescu, del movimento rumeno Noua Dreapta, Nassib Wehbe, della Falange libanese Kataeb.
Le idee sono le stesse un po’ per tutti: lotta alla società multirazziale e alla globalizzazione, ai poteri finanziari sionisti e comunisti, all’imperialismo americano da una parte, ed esaltazione dell’amor di patria, cultura, lingua, tradizione e fede dall’altra. Il tutto sostenuto da una base saggistica, negazionista e revisionista, che, in Italia, vede come massimo esponente Carlo Mattogno con, tra gli altri titoli, Auschwitz: Fine di una Leggenda (Edizioni di Ar).
Ma, a colpire di più, è la reazione dei ragazzi, a volte profondamente indottrinati e che pure mettono in luce carenze preoccupanti, come il ragazzo col Duce tatuato sul polpaccio che non sa che anche in Italia ci fu una politica di deportazione degli ebrei e sottostima i numeri dell’Olocausto parlando di un milione di vittime (come se un milione di ebrei morti fosse una cifra più tollerabile), o la ragazza di sedici anni che risponde prontamente a domande sul programma politico, rifiutando però di parlare dell’uso della violenza in seno al movimento. Non mancano tuttavia ragazzi che spiegano obiettivamente le ragioni delle proprie scelte politiche, lontani da stereotipi di sorda aggressività e che, come ricorda Lazzaro citando Pasolini, sono anch’essi oggetto del nostro razzismo bollati come rappresentanti del male.
Il documentario si chiude con una sequenza, forte, forse di troppo: una carrellata di immagini e documenti di repertorio di Hitler e dei campi di sterminio in un silenzio profondo e assordante. Questo uso delle immagini ha, probabilmente, indotto Forza Nuova all’azione legale, ma ciò non toglie che troppo spesso termini usati dagli appartenenti a questi gruppi sono solo sinonimi ed eufemismi di parole troppo spaventose per essere ancora accettate. Come quando si definisce un movimento di socialismo nazionale o nazionalismo sociale (di cui nazismo è solo l’abbreviazione), o come quando si parla di rock identitario (al posto di nazirock) o di skinhead nazionalsocialisti (la cui crasi è naziskin).
Pasquale P.
http://www.indie-blog.com/nazirock-il-contagio-fascista-tra-i-giovani-italiani-seconda-inchiesta-di-claudio-lazzaro/

"Forza Nuova" blocca l'uscita al cinema di
"NaziRock - Il Contagio Fascista tra i Giovani Italiani"

Il movimento politico neo-fascista Forza Nuova ha bloccato l'uscita in sala del documentario di Claudio Lazzaro "NaziRock - Il Contagio Fascista tra i Giovani Italiani" sui raduni tra musica e politica dei giovani d'estrema destra italiana. Secondo l'ufficio stampa di F.N. il film conterrebbe "immagini, affermazioni, frasi, scene, ricostruzioni, gravemente diffamatorie del movimento" ed "il montaggio è elaborato ad arte per screditarci, e il fatto che esca in piena campagna elettorale, rivela intenzioni non proprio limpide". Inoltre, i gruppi musicali di estrema destra hanno protestato per la mancata autorizzazione per le esecuzioni di brani musicali. Di conseguenza è saltata l'anteprima milanese del documentario al Cinema Anteo e l'uscita in sala prevista per il 4 aprile 2008 al Politecnico Fandango di Roma. "NaziRock" è regolarmente in vendita in versione DVD, distribuito da Feltrinelli Real Cinema. Claudio Lazzaro ha così commentato, come riportato sulla pagina web ufficiale del film (http://www.nazirock.it) "NaziRock da oggi si trova in libreria, distribuito da Feltrinelli Real Cinema. Ma solo uscendo nei cinema avrei potuto raggiungere tanti di quei ragazzi che non hanno l’abitudine ai libri. Proprio quelli che possono cadere più facilmente nella trappola dei falsi miti. Per questo Forza Nuova, che ha notevoli disponibilità economiche, decide di esercitare il suo potere d’interdizione. Basato su cosa? Semplicemente su una minaccia. Se poi Forza Nuova perderà la causa, dopo le elezioni, che importa? Avrà ottenuto il suo scopo: tenere lontano dal mio film i suoi potenziali elettori".
Simone Pinchiorri
http://www.cinemaitaliano.info/news/01557/forza-nuova-blocca-l-uscita-al-cinema-di.html


Claudio Lazzaro, prestigioso periodista y cineasta documental italiano visita España para presentar su documental Nazi Rock. Este documental pone al descubierto la estrategia de movilización, captación y adoctrinamiento de la ultraderecha italiana, y del contagio a la juventud italiana de esta ideología del odio y la intolerancia. Este documental es continuación del trabajo de investigación de la extrema derecha italiana. En Camisa Verde analizó el ascenso político de la ultraderechista Liga Norte.

Claudio, bienvenido a España. ¿Podrías dar una buena razón para ver tu documental nazi rock a los espectadores españoles?
Creo que la mejor razón que puedo dar es que lo que está sucediendo en Italia no es sólo un problema Italiano. Italia, en el pasado, ha presentado muchas veces modelos que los demás países han seguido. Fenómenos como el fascismo, sirvieron de guía para otros como el nazismo. Necesitamos conocerlos para luchar contra ellos.
En Italia se ha instaurado un régimen mediático que no se puede llamar fascismo, porque el fascismo es una experiencia histórica única, pero es algo muy parecido. El espíritu es el mismo: la creación de un régimen autoritario en el que la dialéctica oposición gobierno no exista. Ver como un enemigo.

¿Qué relación existe entre el Gobierno de Berlusconi, la Ultraderecha y los grupos neonazis?
En el documental Nazirock podemos ver la legitimación del fascismo. Hay una escena que nos demuestra la legitimación de la iconografía fascista que hace Berlusconi. En la gran manifestación de 2006 Berlusconi saca a su gente a la calle. En el escenario principal está cerca de Luca Romagnioli de Fiama Tricolore y Alessandra Mussolini líder de otro partido de ultra – derecha. Luca Romagnioli es una persona que afirma que las cámaras de gas no existen. Es un conocido negacionista.
La pregunta clave es por qué hace eso. Hay varias razones. Una es que Berlusconi perdió las elecciones por 20.000 votos y quería conseguir la mayor cantidad posible de votos. La otra razón es que Berlusconi quiere destruir la Constitución Italiana, acabar con la división de poderes y para ello debe destruir la base de la Constitución y la base de la Constitución es la resistencia y la lucha contra el nazi fascismo. Berlusconi piensa que si puede demostrar, reescribiendo la historia, que somos todos fueron iguales, los fascistas, los colaboracionistas y los antifascistas, entonces será más fácil conseguir este objetivo.

¿Cuál ha sido la respuesta al ascenso de la ultraderecha por parte de la sociedad civil, los jueces y los partidos políticos democráticos?
La reacción ha sido débil. Por ejemplo, en Italia existe una ley en Italia que prohíbe la reconstrucción del partido fascista, que no se puede hacer el saludo fascista, pero esta ley no se aplica. Por ejemplo, la Asociaciación Nacional de Partisanos de Italia presentó una denuncia por infracción de esta ley con la información contenida en el documental Nazi Rock, por intentar reconstruir el Partido Fascista. Pero la demanda no tuvo ningún efecto.
La escuela italiana no enseña lo que verdaderamente ha sido nuestra historia, la historia del fascismo y el antifascismo. No están dando los conocimientos básicos para que la gente pueda tener un conocimiento de lo que ha sucedido en nuestro país.
En la izquierda la reacción ha sido muy débil. El documental estaba listo antes de las elecciones y ofrecí el documental a los representantes de la izquierda como argumento electoral: cuidado si votáis esta derecha vais a votar este tipo de gente. No le hicieron ningún caso. El documental lo descubrieron después de las elecciones.
La respuesta de la sociedad civil también ha sido débil. La sociedad civil no entiende que la manera de luchar contra esta ultraderecha es la defensa de las bases de nuestra Constitución, la defensa de la democracia y las instituciones democráticas.

¿Cuál es el efecto que esta música causa en cuanto a adoctrinamiento, movilización o la utilización para fomentar la violencia en las calles?
La música es un elemento central. Cuando existe una expresión artística, aunque primitiva, existe una identidad. En el momento que escuché este tipo de música quise entender de donde viene esta música, esta identidad. La música es un vehículo para transmitir estas ideas y para hacer proselitismo. Pasa algo parecido con los estadios y el deporte. Son lenguajes que se acercan a los jóvenes y facilitan el proselitismo y transmiten ideas violentas, haciendo más fácil encontrar personas que lleven a cabo estas ideas violentas. Este tipo de música, al igual que las hinchadas del fútbol no eran sólo de izquierdas; eran de izquierda y derecha, ahora sólo son de extrema derecha. La ultraderecha y los grupos neonazis han sido capaces de utilizar este tipo de lenguajes para llamar la tención de los jóvenes, para hacer una labor de proselitismo .

¿Qué lecciones podríamos aprender tanto en España como en Europa, de lo que sucede y sigue sucediendo en Europa?
Creo que podemos sacar dos enseñanzas importantes. La primera es que un pueblo tiene que conocer su pasado y su presente. La sociedad y la escuela tienen que enseñar la resistencia al racismo, a la xenofobia al fascismo. El conocimiento de la historia. También tenemos que tener conciencia de lo que pasa en el presente. Hay que evitar que la información se concentre en pocas manos. Tenemos que enseñar a percibir cómo se manipula la información. El conocimiento del pasado y de lo que sucede en el presente es el primer paso para luchar contra nuevas formas de autoritarismo.
El segundo punto es estrictamente político. La derecha crece porque en Europa y en el mundo crece el miedo: el miedo a la globalización, a las personas del tercer mundo que vienen a nuestro país y compiten por el trabajo, la competencia con otros países más pobres. El mercado se vuelve global y es completamente imposible estar encerrado en tu casa. Eso crea miedos, sobre todo en la gente que no tiene ni los medios políticos, ni culturales, ni económicos para resistir la ola del cambio.
La derecha hace una política del miedo. Ahora para combatir esta política tenemos que tener coraje de estar entre la gente que tiene problemas que no sabe cómo luchar, y encontrar un lenguaje que nos permita explicar que hay que luchar contra el miedo. Pero es una tarea muy difícil. Es muy fácil decir fuera, basta una sola palabra. Explicar el fenómeno es mucho más difícil. Si representas una izquierda burguesa no te van a creer, hay que estar con la gente. Hay que probar el modo de reformular los valores de solidaridad con un lenguaje concreto, que tenga en cuenta los problemas concretos. Este lenguaje no puede ser ideológico, sino práctico, cercano a la gente, a sus problemas y la solución a sus problemas. Todo eso la izquierda italiana no lo hace.

¿Cuál va a ser la evolución de la ultraderecha en Europa y en Italia? ¿Crees que hay esperanza?
Todo depende de cómo evolucione la situación económica en el mundo. Si los países industrializados continúan con una política financiera como la actual, actuando como si estuvieran en un Casino de las Vegas, las previsiones son muy negativas. Porque esta situación favorece el miedo, la polarización rico – pobre y en esta situación el mercado del miedo crece. La derecha se basa en el mercado del miedo. Si esto sigue así lo pasaremos mal.
En cambio, si los Gobiernos Occidentales aplican políticas basadas en el crecimiento, que tengan en cuenta a los más débiles, habrá una esperanza. Creo que si trabajamos para contrarrestar en los dos puntos de los que hablaba antes, conciencia del pasado e interpretación del presente, tenemos una ruta de salvación. Pero todo depende de las políticas económicas que adopten los Gobiernos Occidentes. Si seguimos con una economía darwiniana, en la que el pez grande se come al chico, especulativo, la mentalidad del miedo crecerá.
Lunes, 29 de noviembre de 2010
Movimiento contra la Intolerancia
http://www.rebeldemule.org/foro/documental/tema12653.html

La destra radicale in Italia può raggiungere il mezzo milione di voti e diventare determinante, in un quadro politico in cui ne bastano 25.000 a decidere chi governerà il Paese. Per questo viene sdoganata.
Nazi Rock racconta questo passaggio politico, usando come filo conduttore le band che infarciscono di testi fascisti la loro musica skin, oi, white power e punkadestra.
Il film apre con le immagini dei “due milioni” convocati a Roma dall’opposizione al governo Prodi, il 2 dicembre 2006, ma soprattutto racconta la Nashville dell’estrema destra: una grande manifestazione, organizzata da Forza Nuova, il movimento guidato da Roberto Fiore (condannato a nove anni per banda armata), che si è svolta a Viterbo, nel Lazio, con la partecipazione dei principali gruppi rock assieme a militanti e a leaders provenienti da Spagna, Germania, Francia, Grecia, Libano e Romania.
Alla manifestazione di Forza Nuova si vendono decalcomanie filonaziste, stemmi con la faccia di Hitler da applicare alle felpe, testi negazionisti che non temono di sfoggiare in copertina titoli come “Auschwitz: fine di una leggenda”.
Dal palco ascoltiamo politici e intellettuali provenienti dalla Germania, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Romania, discettare di “cataclisma multirazziale” e “Uomo Nuovo di fronte alla Decadenza”. Assistiamo fino a notte fonda, nel grande hangar che di giorno ospita i dibattiti, allo spettacolo dei concerti rock: una folla a braccio teso nel saluto nazifascista, giovani che srotolano un grande striscione, accuratamente stampato. Il testo, in caratteri cubitali: “Più Nazismo per tutti”.
Tra i relatori, a Viterbo, forse il più applaudito è Luigi Ciavardini, condannato a 30 anni per la strage di Bologna, che dieci giorni dopo il suo intervento al Campo d’Azione viene arrestato per rapina. Appassionato anche l’intervento di Andrea Insabato, condannato a 12 anni, poi ridotti a 6, per l’attentato dinamitardo alla sede del Manifesto. Mentre gli Hobbit intonano un inno allucinato alla violenza negli stadi “Frana/la curva frana/sulla polizia italiana” che anticipa, e sembra invocare, gli scontri sanguinosi di Catania e la morte dell’ispettore Filippo Raciti
Ma ancora più interessanti e rivelatrici sono le interviste ai giovani che partecipano al meeting politico, facce da proletari, ragazzi che non hanno occhi cattivi, ma che potrebbero fare cose molto cattive, guidati da chi sa strumentalizzare la loro voglia di giustizia e la loro ignoranza a volte abissale. Li ascoltiamo senza commentare, li guardiamo, nel montaggio alternato coi brani nazirock, inframezzati ai materiali di repertorio che ricordano gli orrori e le distruzioni provocati da un’ideologia portatrice di morte e vergogna.
Un incubo che lascia spiazzati, perché la domanda è sempre la stessa: “Possibile che la storia non riesca a insegnare nulla?”
CinemaItaliano.info

Nei media l'immagine presenta qualcosa di cupo e di grandioso come spesso immaginiamo che siano i volti e le manifestazioni del male. Molti di noi (che scrivono, riportano, commentano), attribuiscono a tutto ciò che riguarda la destra estranea alla democrazia e alla legalità, il volto tremendo e forte, autoritario e mortale la cui maschera ci portiamo dietro dalla storia: i nazisti con le croci di ferro, i fascisti con le armi in pugno delle Brigate Nere e della Decima Mas, le guardie di ferro di Antonescu, i croati torturatori di Ante Pavelich. In realtà il fascismo e il nazismo sono sempre stati squallore umano, morale, mentale. Ma - come i corpi di Frankenstein senza storia - gli squallidi adepti e i convertiti al regime, appena attraversati dalle scosse ad alta tensione del potere senza limiti, hanno coperto lo squallore con la maschera della forza e la vocazione a dare la morte. In tale veste e con tale maschera hanno riempito di sangue la storia - migliaia e migliaia di serial killer in austere, temute uniformi, capaci di lasciare il sigillo della paura e della sottomissione accanto ad ogni delitto. Il ricordo di quelle maschere di sangue coincide con il ricordo di coloro che, a viso scoperto e senza potere, si sono ribellati, hanno tenuto testa, hanno pagato ogni prezzo per liberare il proprio Paese. Senza di loro - antifascisti e partigiani - e senza i loro torturati e i loro morti, quel territorio sarebbe stato solo un oggetto di scambio fra vincitori e vinti. Ma alcuni, fra gli eredi che hanno combattuto lo squallore e il potere senza scrupoli dei fascismi, stranamente, hanno cominciato a vergognarsi dei loro eroi e dei loro morti. Hanno cominciato a pensare che fosse di cattivo gusto verso qualcuno ricordare le stragi e la ostinata decisione di tener testa a costo di essere sterminati, hanno zittito chi osava mormorare l'aria di una canzone partigiana, hanno cominciato a raccontare la Storia a partire dai protagonisti sopravvissuti, e considerati «vittime», nel mondo del dopo strage. Sgombrato il campo da ricordi, da lezioni di Storia e dalle occasioni di ricordare come nasce un Paese libero, c'è chi è diventato insensibile, chi opportunista, chi ingenuamente ignorante (nel senso di non sapere in buona fede). E chi, nel vuoto, ha sentito il potente richiamo dello squallore più desolato e del potere assoluto. Ecco quello che accade in Nazirock, narrazione e documento visivo. È come tornare, per un misterioso scherzo della Storia, al fascismo prima del potere. È vuoto, è sbandamento in cerca di un furore violento che senza la scossa del potere non può esplodere. Leggete nello scritto le parole e ascoltate nel video il suono delle voci che dicono quelle parole. Osservate i volti, scrutate i movimenti, di marcia o di adunata o di festa o di iniziazione o di danza dei gruppi giovani a cui è dedicata questa straordinaria inchiesta (che punta verso alcuni gruppi musicali di Nazirock come possibile reincarnazione). Troverete questi ingredienti. Nessuna cultura, molta superstizione, uso di reperti e di residuati di regime come reliquie di una religione rozza, pregiudizio ottuso e ostinato, ricerca affannata di bandiera, stile, uniforme: tutto ciò - per la prima volta - ci dà l'occasione , come in un viaggio nel tempo, di osservare il fascismo prima del fascismo. Ci si arriva attraverso una pratica di espulsione, una sorta di ascetismo privo di luce: via la cultura, via la storia, via le regole, via lo Stato. Si cerca una disciplina primitiva e cieca. Si aspettano ordini. Accade però di scrivere queste cose mentre in Italia divampano - moderne e organizzate - pericolose rivolte: coloro che non vogliono i loro rifiuti, e coloro che non vogliono i rifiuti degli altri. In tutti e due i casi si tratta di imboscate, assalti, guerriglia e sequenze di aggressioni organizzate. In tutti e due i casi - qualunque sia la ragione e persino la giustificazione o la provocazione - i nemici sono lo Stato, la polizia e qualunque tipo di autorità locale, qualunque posizione o decisione sia stata presa. Sulla scena, segnata di distruzione e vandalismo organizzato, si vede una costellazione di gruppi che sembra oscillare da destra a sinistra, tra annebbiato ambientalismo e vendetta locale, tra tifoseria sportiva e spedizione punitiva su ordinazione. Le maschere, però, variano di poco. Lo squallore prevale, ma questori e investigatori non esitano a dire: «Qualcuno li paga». Il modello appare più vicino al crimine organizzato. Pagare per offendere, come è avvenuto intorno all'abitazione del coraggioso Presidente della Regione sarda, che probabilmente ha violato un codice di malavita in Campania, non in Sardegna (perciò si è ordinato di punirlo) accettando di accogliere una parte dei rifiuti di Napoli e dunque dando una mano alla normalità. Ma telecamere e fotografi hanno visto bandiere politiche per quei rivoltosi che, nel Dvd unito a questo libro, sembrano invocare ed evocare il disastro, l'incendio, la morte di qualcuno. Cercano - nel modo più rozzo e diretto - un potere. Torniamo per un momento ai «Nazirock» che questa inchiesta ha scelto come materiale sensibile per guidarci verso aree di rigurgito del fascismo. Assistiamo a uno spettacolo strano. Manca voce, ispirazione, talento, musica. Non nel senso che la musica giovane di gruppi spontanei appare inferiore (in questo caso di molto) alla media colonna sonora commerciale. Impressioni di questo genere si possono avere (benché non così infime) dai gruppi rock dei centri sociali, militanti a sinistra. No, qui si assiste a due fatti diversi e sgradevoli: uno è quel senso di rancido della storia ingurgitata a forza e poi vomitata, come fanno i bambini ribelli con la verdura odiata e mandata giù con furore. L'altro è lo spettacolo disorientante del fremito di ribellione in sé autentico, nel senso fisico e ormonale della parola. Ma disperatamente alla ricerca del capo, della predicazione, della proposta distorta a cui giurare servizio, fedeltà e rischio. È un cerchio di fuoco vuoto e afasico, forza fisica inespressiva come le urla più o meno ritmate (testi miserrimi) che dovrebbero essere canto, dovrebbero essere inno e richiamo. Tutto ciò potrebbe sembrare disprezzo lombrosiano, se non ci fosse una spiegazione. La mia è questa. Giacimenti spontanei di violenza prefascista (nel senso di non ancora arruolata ed organizzata) giacciono sotto la destra italiana. Ora si incarna in tifoseria, ora in guerriglia urbana, ora in dimostrazione, ora in «ronde» leghiste o «guardie padane». È un giacimento che - come certi episodi mostrano - si estende fino a falde sommerse di una sinistra «casseur» e distruttiva, che ha sempre lo stesso bersaglio: lo Stato e l'attività quotidiana. È un giacimento al quale la destra rispettabile manda e ritira segnali, ora celebrando insieme i «caduti» negli scontri degli anni 60 e 70, come se fossero tutti reduci della stessa battaglia, ora mostrando grande rispetto per le istituzioni, ma con l'avvertenza di usare improvvisamente un linguaggio di disprezzo e rifiuto da dentro le istituzioni. La situazione, però, non è di stallo. Al contrario, è dinamica. E segna punti per l'affiorare in superficie della rozza e primitiva destra sommersa che si impara a conoscere in questo libro e si vede in questo film. È vero che questi gruppi hanno leader moralmente squalificati e intellettualmente vicini a zero. Ma essi sono camicie brune da eliminare al momento giusto per ereditarne i manipoli. Un progetto? Piuttosto un modus operandi, perché la destra ufficiale ama il doppiopetto e la identificazione istituzionale. Anzi, come è stato tipico della destra di questo Paese, ama sbandierare l'identificazione con l'Italia. Ma non ha difficoltà ad associarsi anche pubblicamente, anche in alleanze di governo e anche in patti elettorali, sia con gruppi che insultano e rifiutano pubblicamente la bandiera del Paese, sia con personaggi grigi e minori, moralmente squalificati e politicamente poco più che capi-banda, che compaiono come «fascisti autentici» in questo libro e in questo video e nei margini oscuri della vita italiana. Ciò vuol dire: la destra italiana si tiene a poca distanza dalla discarica quasi solo teppistica di ciò che resta e torna a dichiararsi fascista, nel caso che fosse necessario reclutare in fretta manovalanza diretta da quell'area. C'è di più. C'è qualcosa che è come una certificazione autentica di tutto ciò che leggerete e vedrete qui, compresi aspetti che un tempo sarebbero stati considerati impossibili e inammissibili. Francesco Storace si fa fondatore de «La Destra» e subito segnala, con modalità non equivoche, di essere pronto adesso, subito, al reclutamento della destra che si riconosce e si esprime nel Nazirock, ovvero nelle forme primitive di fascismo. Tutti i testi di inchiesta giornalistica aspirano alla attualità immediata. Questo che leggerete è incalzato da fatti accaduti dopo il libro, che servono da inequivocabile verifica del libro stesso. Poiché è una verifica del peggio, diventa chiaro per il lettore che questo libro e questo video sono anche un fondato e documentato segnale d'allarme.
Furio Colombo, tratto dal libro «Ho il cuore nero» distribuito da Feltrinelli assieme al dvd del film «Nazirock», in L’Unità, 29/3/2008
http://www.municipio.re.it/cinema/catfilm.nsf/PES_PerTitoloRB/FDFEFA00EB8C6C89C12579A60052A646?opendocument

2 comentarios:

  1. Grazie, fai sempre scelte intelligenti, competenti a da esperto del cinema. Grazie e complimenti

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  2. "spectator" vai a cagare, questa scelta fascista non mi piace mica..
    w i partiggiani ..
    per il altro bella il blog amarcord

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