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martes, 22 de octubre de 2013

Il giorno della Civetta - Damiano Damiani (1968)


TITULO ORIGINAL Il giorno della civetta
AÑO 1968
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 112 min.
DIRECCION Damiano Damiani
GUION Damiano Damiani, Ugo Pirro (Novela: Leonardo Sciascia)
MUSICA Giovanni Fusco
FOTOGRAFIA Tonino Delli Colli
MONTAJE Nino Baragli
REPARTO Franco Nero, Claudia Cardinale, Lee J. Cobb, Tano Cimarosa, Nehemiah Persoff, Serge Reggiani, Fred Coplan, Gianni Pallavicino, Laura De Marchi, Brizio Montinaro, Giuseppe Lauricella, Vincenzo Norvese, Vincenzo Falanga, Lino Coletta, Ugo D'Alessio, Ennio Balbo
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Corona Cinematografica / Euro International Film (EIA) / Les Films Corona / Panda Societa per L'Industria Cinematografica
GENERO Thriller. Intriga | Mafia

SINOPSIS Adaptación de la novela homónima de Leonardo Sciascia ("Il giorno della civetta", 1961). La mafia siciliana, que domina la construcción, dispone de poderosos mecanismos para ejercer y mantener el poder. El punto de partida es el asesinato de un sindicalista y la desaparición de un hombre. Mientras la policía investiga a la esposa del desaparecido, las sospechas del Capitán Bellodi se centran en un importante mafioso, aunque no logra encontrar pruebas ni testigos que avalen su hipótesis, ya que su labor está siendo sistemáticamente obstruida desde las altas esferas. (FILMAFFINITY)

TRAMA:
Un modesto imprenditore edile, Colasberna, viene ucciso nei pressi di un casolare isolato, in cui vivono Rosa Nicolosi, il marito e la loro figlioletta. Parrinieddu, confidente dei carabinieri, fa intuire al capitano Bellodi, che conduce le indagini, che Rosa sa più di quanto dica. Con un abile trucco, egli riesce a strappare alla donna il nome di Zecchinetta, che è certo quello dell'assassino. Mentre promette a Rosa di far ricerche per ritrovarle il marito, misteriosamente scomparso, Bellodi arresta Zecchinetta, gettando lo scompiglio tra i "maggiorenti" della mafia, i quali, capeggiati da Don Mariano Arena, imbastiscono una manovra per far credere che Colasberna sia stato ucciso per motivi d'onore dallo stesso marito di Rosa. In un successivo incontro, Parrinieddu confida a Bellodi che il fucile con cui Zecchinetta ha ucciso Colasberna si trova in casa di Don Mariano. E' la verità, e Don Mariano finisce in prigione. Intanto, la pressione mafiosa, soprattutto su Rosa, cresce e Bellodi capisce che è necessario ritrovare il marito di Rosa, per far cadere l'ipotesi del delitto passionale. Un'informazione gli fa ritenere che l'uomo sia stato ucciso e sia sepolto sotto il manto di catrame di una strada in costruzione. Si scava, il morto c'è, ma è Parrinieddu. Don Mariano e Zecchinetta, rimessi in libertà, camminano trionfanti per le strade del paese, mentre Bellodi viene trasferito ad altra sede.

CRITICA:
"Damiano Damiani rilegge Sciascia sette anni dopo l'uscita dello splendido omonimo romanzo in un film poderoso, denso, anche se un po' rozzo, pieno d'azione e sparatorie con una Sicilia un po' troppo vicina all'Arizona. Il veemente Franco Nero trova nel capitano nordista a disagio con la diffidenza degli isolani il miglior personaggio della carriera. Claudia Cardinale è bellissima e saggiamente doppiata. Su tutti spicca per stazza l'attore Lee J. Cobb, il cinico capomafia con qualche lampo di umanità". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 18 ottobre 2001)

NOTE:
- PREMI: DAVID DI DONATELLO 1968, PER LA MIGLIORE REGIA, MIGLIORE ATTRICE (CLAUDIA CARDINALE), MIGLIORE ATTORE (FRANCO NERO), MIGLIORE PRODUTTORE (LUIGI CARPENTIERI ED ERMANNO DONATI), TARGA D'ORO A DAMIANO DAMIANI.
- OPERATORE: FRANCO DI GIACOMO. ASSISTENTE OPERATORE: GIUSEPPE LANCI.
- DIREZIONE DELLE MUSICHE: BRUNO NICOLAI.- DOPPIATORI: SERGIO GRAZIANI (FRANCO NERO), RITA SAVAGNONE (CLAUDIA CARDINALE) E CORRADO GAIPA (LEE J. COBB).
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=10227&film=Il-giorno-della-civetta
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LA MAFIA SIN GLAMOUR
Cuatro años antes de la irrupción de "El Padrino", Damiano Damiani realizaba este filme, notable adaptación de una novela del escritor siciliano Leonardo Sciascia, logrando un acertado fresco de la realidad mafiosa de Sicilia, que trasciende lo criminal para adentrarse en lo social, enriqueciendo así nuestra visión del tema.
A diferencia de la obra maestra de Coppola, insólita mezcla de violencia, tragedia y crónica familiar (es lo que ocurre cuando se tiene la feliz idea de fusionar las virtudes del cine de gángsteres de los años 30 con los retratos familiares a lo Visconti), esta película llama la atención por su sencillez y sobriedad, evitando recurrir a lo espectacular para centrarse en el análisis; así, la historia, que parte de un asesinato, una desaparición y sigue los esfuerzos de un capitán de Carabinieri por conectar dichos sucesos con el capo mafioso local, sirve más bien para realizar una severa y exhaustiva crítica de la realidad siciliana. Por ello asistimos a las componendas entre Mafia y construcción, al clima de "Omertá" imperante, en el que todo el mundo mira hacia otro lado, y también a la lucha desesperada que emprenden el ya mencionado Capitán (que procedente del Norte de Italia, chocará contra los silencios y poderes locales) y la mujer del desaparecido (que se enfrentará a los prejuicios ajenos y a los propios).
La película, correctamente realizada, basa su realismo en unos personajes bien concebidos por Sciascia, que el guión adapta con bastante fidelidad; tanto el capitán (correcto Nero) como Rosa (estupenda Cardinale, y cómo no, guapísima) sirven para ejemplificar la lucha contra una realidad que nos es presentada como inevitable e inamovible (la conclusión de la película es, en este sentido, demoledora), y que se enmarca en unos usos y maneras provincianos de acertadísima elección. En efecto, el pueblo y sus habitantes rebosan credibilidad, y también los mafiosos, que habitualmente se prestan a cierta mitificación o caricatura, son aquí personajes llenos de verdad, empezando por Don Mariano (soberbia interpretación de Lee J. Cobb) y terminando por la amplia galería de secuaces que le acompañan.
Así pues una acertada película, en la línea del cine político y de crítica social característico en la Italia de la época y en este realizador, que abordaría temas similares en la también recomendable "Confesiones de un Comisario".
Quatermain80  
http://www.filmaffinity.com/es/reviews/1/307083.html
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Rivisitazioni cinematografiche: Immutabilità e rassegnazione
Espressione di quel cinema civile impegnato che non esiste più, Damiamo Damiani , trova nella trasposizione del testo del grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia la sua opera probabilmente più valida; Il giorno della civetta, oltre a rendere alla perfezione sullo schermo quelle atmosfere magistralmente descritte dal narratore, racconta uno spaccato di vita reale molto poco romanzata, posando lo sguardo soprattutto sull'ambiente e sulle persone grazie ad un realismo che sembra quasi voler rimandare a certa cinematografia italiana dell'immediato dopoguerra.
Quello che ad una lettura più superficiale può essere visto come un giallo, è invece uno studio sociale ed antropologico che dopo oltre 40 anni costituisce ancora un documento sulla cultura mafiosa, da rilegge probabilmente con grande attenzione per poter meglio capire le differenze e le radici di un fenomeno che ancora oggi aflligge, seppur in forme diverse e molto più "degradate", la società italiana.
Tutto nel film è rigorosamente siciliano: il dialetto , le facce, la terra, il silenzio , gli affari e le trame; unica eccezione il Capitano dei Carabinieri Bellodi che si trova ad indagare su un delitto e sul giro di interessi incrociati che si cela dietro ad esso. L'uomo è l'antitesi della cultura mafiosa, non solo geograficamente parlando, ma soprattutto nella tenacia civile con cui vorrebbe far trionfare la verità e la giutizia, impresa votata al fallimento , come dimostra l'amarissimo finale, in cui gli atavici comportamenti e la radicata cultura del silenzio trionfano indisturbati.
Sta proprio in questa contrapposizione il motore vitale del film, nell'antiteico modo di intendere la società e le sue regole che gli uomini mettono in atto.
Il confronto umano tra il Capitano e Don Mariano, il capo mafioso del paese,metaforicamente ben disegnato in quel guardarsi col binocolo da un lato all'altro della piazza, trova il suo momento più fecondo nel dialogo tra i due nel momento in cui i carabinieri vanno ad arrestare l'uomo; qui Sciascia e Damiani, rimanendo fedelissimo al testo, ci mostrano due uomini assolutamente fedeli alle loro ideologie, capaci soprattutto di comprendere quelle dell'altro e la suddivisione dell'umanità in cinque categorie fatta da Don Mariano costituisce una delle pagine più belle del testo e del film.
Il confronto è quindi tra uomini che seguono i loro disegni, quasi con una sorta di irriverente rispetto reciproco, sullo sfondo di affari e morti, storie di corna e di onore.
La rassegnazione finale che trionfa nell'epilogo della pellicola ben si incastona in una storia in cui il tempo non sembra mai passare tanto uguale a se stessa sembra.
Stupenda Claudia Cardinale nel ruolo di Rosa Nicolosi, l'ultima ad arrendersi gettando alle ortiche anche il suo oonore nel nome di una immutabilità intoccabile e bravissimo anche Lee J. Cobb nel ruolo di Don Mariano, capo mafioso che mostra una moltitudine di aspetti contraddittori; Franco Nero nel ruolo del Capitano Bellodi incarna con efficacia lo spirito civile che anima il suo personaggio, così lontano da  chi di quella cultura mafiosa ha fatto il suo unico modello di vita.
http://cinemissile.blogspot.com.ar/2010/12/il-giorno-della-civetta-damiano-damiani.html


El director italiano Damiano Damiani (1) consiguió con esta película uno de los mejores retratos de la sociedad siciliana y de la opresión que ha sufrido, y todavía sufre, por parte de La Cosa Nostra. Por encima de su calidad cinematográfica, fuera de toda duda, la cinta también gana méritos por su precocidad, pues fue rodada y estrenada durante el año 1968, mucho antes que empezaran las primeras luchas abiertas contra la Mafia por parte de los sectores mas conscientes de la población siciliana (2). El día de la lechuza (Il Giorno della Civetta) es la adaptación de una novela de Leonardo Sciascia (3) de idéntico titulo. Me atrevería a decir que, sin desmerecer el trabajo del excelente escritor italiano, nos encontramos delante de una de esas “rara-avis” en las cuales la película supera a la novela, o como mínimo, la complementa a la perfección.
El día la lechuza sucede en un pequeño pueblo de la Sicilia rural donde el tiempo parece haberse detenido. Un minúsculo universo, facilmente controlable por el director, donde se reproducen todos los tics, rituales y conflictos de la isla. La película arranca con el asesinato de un constructor al cual la Mafia tenia en su punto de mira. Por supuesto, nadie ha visto o escuchado nada. En la mejor tradición siciliana rural, casi atrapada en el feudalismo, cada cual se ocupa de sus propios asuntos y el crimen organizado se mantiene enquistado a todos los niveles. Cerca de donde han sucedido los hechos solamente vive una familia humilde, en una pequeña alquería. En un primer momento la dueña de la casa, magníficamente interpretada por Claudia Cardinale, también negará saber nada del trágico suceso. No obstante, poco a poco y alentada por Bellodi, el nuevo comisario del pueblo interpretado por Franco Nero, irá implicándose en el caso. Las relaciones que se establecen en la pequeña y cerrada localidad, cargadas de códigos y pactos de silencio que se perpetúan en el tiempo, enseguida empezarán a resquebrajarse gracias al voluntarioso trabajo del agente Bellodi. El policía, recien llegado del norte de Italia, y como dirian muchos, con una concepción un tanto ingenua o idealista de lo que sucede a su alrededor, se empecinará en combatir a los capos intocables de la localidad.
El escenario en el que sucede la mayor parte de la acción es muy simbólico. Se trata de la plaza mayor del pueblo, núcleo y columna vertebral de la pequeña localidad, lugar de reunión y conspiración de todas las partes implicadas en la historia. En un lado de la plaza encontramos la comisaría, en el otro la mansión del capo mafioso de la zona. En medio de todo ello los bares, la gente y las miradas curiosas. Cada cual con su ventana, balcón o poltrona, actuando como espectador o participando activamente en el drama. Es así como la plaza se convierte, como quien no quiere la cosa, en un magnífico teatro de operaciones, en el cual desde cada atalaya y chiringuito los unos observan el movimiento de los otros (en ocasiones utilizando prismáticos y diferentes utensilios de espionaje descaradamente).
Vamos a hablar ahora del malvado de la función, magníficamente interpretado por Lee J. Coob. Operando impunemente desde la terraza de su casa, mueve los hilos como un general de posición privilegiada y moviliza a sus esbirros como si se trataran de figuras del ajedrez. Además, es un padre de familia respetado, con unos códigos de honor extremadamente estrictos y una doble moral muy trabajada. Capaz de admirar la valentía del comisario interpretado por Franco Nero, pese a que sea su enemigo principal, o de repudiar a los cobistas que se mueven a su alrededor por mero interés, a los cuales no considera dignos de llamarse hombres en su estricta escala de valores. La escena en la que entra en la sede del partido de la Democracia Cristiana, como pedro por su casa, ante la atónita mirada de Franco Nero, es muy significativa y el director se posiciona ideologicamente. Dejando de lado que la cinta no explore explícitamente este camino, la connivencia entre las fuerzas públicas del pueblo, la burguesía local e incluso las altas esferas de Roma con la Mafia, queda más que sugerida en todo momento.
Y por fin llegamos a Claudia Cardinale. La actriz realiza uno de los mejores papeles de su carrera, ostentando el protagonismo tanto o más que Nero o Lee J. Cobb. Tras las dudas iniciales, se posiciona a favor del comisario Bellodi en un intento desesperado de luchar contra los caciques del pueblo. Su marido ha desaparecido la misma noche del asesinato y ante la posibilidad de que la Mafia lo haya eliminado también a él, decide enfrentarse a los que controlan el cotarro. Este combate en solitario la enfrentará directamente con las estructuras que dominan su sociedad, empezando por un machismo extremo y continuando por unas tradiciones caducas que se enquistan a su alrededor y que son aceptadas como un hecho casi inmutable y divino por toda la comunidad. La Cardinale, más en forma que nunca, nos ofrece la dignidad y el coraje de la mujer maltratada y añade poesía a la película gracias a su lucha irrenunciable que todos condenan de antemano al fracaso.
Para ir terminando, quiero resaltar que la puesta en escena es excelente. El film transmite a la perfecció la desolación del paisaje siciliano. La cacofonia de insectos y grillos, presente durante casi todo el metraje, mezclada con la interesante partitura de Giovanni Fusco, nos traslada a un panorama seco y monótono donde el calor practicamente sale de la pantalla. La suciedad y dejadez de los espacios terminan de dar el toque decadente que nos ayuda a creer que el tiempo se ha detenido para siempre en un lugar definitivamente dejado de la mano de Dios. Especialmente significativa, en este aspecto, es la escena en la cual Franco Nero nos muestra un mapa de Sicilia repleto de agujas rojas. Son señaladores de casos no resueltos y vemos demasiados…
En definitiva, nos encontramos ante una película muy recomendable por diferentes motivos pero sobretodo por su valentía y por su denuncia de un hecho sobrecogedor. Nero lucha contra un muro. Su soltería y juventud le impulsan a creer y arriesgarse en su función policial mientras el capo local, que en el fondo le admira, argumenta que los comisarios anteriores eran unos cobardes facilmente manipulables porqué tenían una familia que mantener. “Este es un hombre y no un cuacuacuà como los otros” comenta en más de una ocasión, haciendo gala de su particular visión de la sociedad (4). Il Giorno della Civetta es una obra reflexiva y a la vez amena, dotada de un ritmo y planteamiento envidiable, y si nos paramos a pensar, lo que hace realmente grande a la película es que la batalla que nos plantea no es nada más que una disección a pequeña escala de lo que sucede, y ha sucedido siempre, en la sociedad que nos rodea.

Notas:
(1) En activo hasta hace relativamente poco, Damiano Damiani (nacido el 1922 en Italia), es uno de esos directores italianos formados durante el boom del cine italiano de los sesenta y los setenta. Un artesano del séptimo arte que, pese a ser responsable de multitud de títulos puramente alimenticios, ha destacado sobretodo por sus obras progresistas y de temática social entre las cuales cabe destacar Yo soy la revolución (El chuncho, quien sabe?, 1966), uno de los mejores westerns políticos de todos los tiempos, Confesiones de un comisario a un juez de instrucción (Confessioni di un Commissario di Polizia al Procuratore della Repubblica, 1971) y ¿Por qué se asesina a un magistrado? (Perché si uccide un magistrato?, 1974) piezas clave del llamado cine poliziesco italiano de los setenta.
(2) Podemos decir que el precursor en la lucha contra el crimen organizado en Italia fue Giuseppe Impastato, militante de Democracia Proletaria e hijo renegado de un reconocido mafioso. A principios de los setenta puso en marcha una lucha frontal que lo llevaría a morir asesinado a manos de la Cosa Nostra en un espectacular atentado que no se resolvió hasta hace poco. Esta muerte desencadenaría un proceso que culminaría con las primeras manifestaciones multitudinarias contra la Mafia llevadas a cabo en territorio siciliano por organizaciones progresistas de toda índole. Existe una interesante película sobre tales hechos titulada Los Cien Pasos (I cento Passi, Marco Tullio Giordana, 2000).
(3) El escritor, Leonardo Sciascia, (nacido en Racalmuto, Agrigento; el 1921 y calificado a menudo como uno de los mejores escritores italianos del siglo XX) que en sus inicios se había movido en los círculos del PCI (Partido Comunista Italiano) para convertirse en uno de sus críticos años mas tarde, fue el primero en hablar abierta y seriamente del problema del crimen organizado en Italia.
(4) La filosofia del Boss, interpretado por Lee J. Cobb, queda evidenciada en uno de los diálogos más recordados de la película “tengo una cierta práctica del mundo; y eso que llamamos humanidad, y se nos llena la boca al hablar de humanidad, bonita palabra llena de viento, la divido en cinco categorías: los hombres, los medio-hombres, los hombrecillos, los, hablando con respeto, rufianes y los cuaracuacuà… Hombres hay poquísimos; medio-hombres pocos, pues ya seria yo feliz si la humanidad se contentara con medio-hombres… Pero no, la cosa sigue bajando hasta los hombrecillos, que son como los niños que se creen mayores, simios que imitan los gestos de los hombres… y, todavía más abajo, los rufianes que se están convirtiendo en ejército… Y por fin llegamos a los “cuaracuacuà”, que deberían vivir como los patos en las charcas, pues su vida no tiene más sentido ni expresión que la de los patos…”

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