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miércoles, 23 de octubre de 2013

Il sole dentro - Paolo Bianchini (2012)


TITULO ORIGINAL Il sole dentro
AÑO 2012
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Italiano e inglés (Separados)
DURACION 100 min.
DIRECCION Paolo Bianchini
GUION Paolo Bianchini, Marco Cavaliere, Paola Rota
REPARTO Angela Finocchiaro, Francesco Salvi, Diego Bianchi, Gaetano Fresa, Fallou Kama, Giobbe Covatta
FOTOGRAFIA Giovanni Cavallini
MONTAJE Roberto Siciliano
MUSICA Fabrizio Siciliano
PRODUCCION Alveare Cinema
GENERO Drama

SINOPSIS Yaguine e Fodé, due adolescenti guineani, hanno scritto a nome di tutti i bambini e gli adolescenti africani una lettera da recapitare ai responsabili del parlamento europeo in cui chiedono aiuto per avere cure, scuole e cibo. Con la lettera in tasca, si imbarcano di nascosto nel vano carrello di un airbus diretto a Bruxelles. Dieci anni dopo, il tredicenne Thabo cerca di ritornare in Zambia, al suo piccolo villaggio natale, accompagnato dal quattordicenne catanese Rocco. In fuga dal mondo apparentemente dorato dei bambini calciatori, attraversano l'Africa portando con sé un pallone. (FilmScoop)
Subtítulos (Italiano)


Un film che può far riflettere i più giovani su quali siano i veri valori
1999. Yaguine e Fodé, due adolescenti della Guinea, decidono di scrivere una lettera "Alle loro Eccellenze i membri e responsabili dell'Europa" per descrivere la condizione dei bambini nel loro Paese e chiedere aiuto. Vogliono però consegnarla personalmente e, per far ciò, si nascondono nel vano carrello di un aereo che ha Bruxelles come destinazione. 2009. Thabo, ragazzino prelevato dal suo villaggio guineiano come possibile promessa del calcio, viene abbandonato in mezzo a una strada perché ritenuto non sufficientemente dotato. Il compagno di allenamenti Rocco lo rintraccia e inizia con lui un avventuroso viaggio verso N'Dola il luogo in cui Thoba ha la sua famiglia.
A volte il cinema riesce a cogliere quanto la realtà si riveli superiore a qualsiasi immaginazione. La vicenda di Yaguine e Fodé potrebbe apparire come il parto di uno sceneggiatore ricco di fantasia e invece è accaduta realmente ed ha costituito l'innesco per questo film che è stato girato nelle location reali utilizzando in Africa (caso più unico che raro) maestranze locali. Paolo Bianchini, ambasciatore UNICEF, aveva già dimostrato con La grande quercia (apprezzato all'estero ma mai distribuito in Italia) la propria sensibilità nei confronti di personalità in formazione messe di fronte a situazioni problematiche e apparentemente insormontabili. In questa occasione realizza un film (con l'adesione non solo professionale di Angela Finocchiaro, Francesco Salvi e Giobbe Covatta nonché dell'irrefrenabile Diego Bianchi) che andrebbe proiettato in tutte le scuole non per commuovere (non è questo l'obiettivo) ma per far riflettere le nostre generazioni, talvolta preda delle sirene del consumismo, su ciò che conta veramente.
Grazie a dei giovani protagonisti scelti per la sincerità dei loro sguardi Bianchini ci mostra due 'cammini della speranza' che hanno mete opposte. Se Yaguine e Fodé ripongono le loro aspettative in un'Europa all'epoca non ancora in crisi economica profonda, Thabo e Rocco fuggono proprio da chi in quell'Europa ha messo il profitto al di sopra di qualsiasi rapporto umano.
Neppure i minori si salvano dalla mercificazione e allora forse l'Africa può diventare, nella sua parte più sana e vitale, il luogo in cui ricostruire una dimensione di comunità che l'Occidente rischia di smarrire. Un luogo in cui, come afferma Thabo, si hanno tanti fratelli e se ne ricorda il nome.
Giancarlo Zappoli 
http://www.mymovies.it/film/2012/ilsoledentro/
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“Il sole dentro“un manifesto vero e proprio offerto ai giovani perché facciano sentire la loro voce ai potenti del mondo.
Ispirati dal gesto di Yaguine e Fodé sono già migliaia i ragazzi che stanno scrivendo ai Potenti del mondo dal Messico al Nepal, dal Camerun a Cuba, dalla Bosnia all'Italia. Le lettere raccolte saranno presentate al Parlamento Europeo in occasione della proiezione del film alla presenza del Presidente Martin Schulz. I giovani, in quella occasione, chiederanno:
l'applicazione e il rispetto di tutti quegli articoli che garantiscono uguaglianza e dignità a tutti gli esseri umani (in particolare ai giovani e ai bambini), diritti sanciti universalmente dalla Dichiarazione dei Diritti Umani e dalla Convenzione dei Diritti dell'Infanzia ratificata alle Nazioni Unite da 191 capi di Stato e giuridicamente vincolante.
Alla comunità internazionale di incrementare il monitoraggio del loro rispetto anche attraverso l’istituzione di consulte giovanili ed incontri collegiali programmati con cadenza almeno annuale.
Che sia maggiormente promossa, attraverso l’istruzione, la conoscenza degli obiettivi imperativi della Carta delle Nazioni Unite e la cultura del rispetto dei Diritti Umani quale base di valori unificanti l’intera comunità mondiale
Che sia  garantita l’applicazione dei Diritti Umani, anche con l’uso di strumenti coercitivi da parte della comunità internazionale, verso gli autori delle violazioni sistematiche ed in particolare i crimini contro l’umanità, i genocidi e la tortura in modo che possano essere irrogate precise sanzioni penali
Che sia dato ascolto alle esperienze positive che contribuiscono alla promozione dei Diritti valorizzando la fitta rete di organizzazioni sovranazionali e internazionali.
http://www.alvearecinema.com/ILSOLEDENTRO/scuole.html
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Nel 1999 due giovani amici guineiani (Yaguine e Fodè) tentarono di raggiungere la città di Bruxelles nascosti nel carrello di un aereo. Obiettivo del loro ‘viaggio della speranza' (poi conclusosi in tragedia), era quello di ‘consegnare' all'attenzione dei governi occidentali una lettera scritta di loro pugno che iniziava con "Alle loro Eccellenze i membri e responsabili dell'Europa". Una lettera che rappresentava il grido acuto di una richiesta di sostegno per il loro Paese (l'Africa), un luogo in cui le gravissime difficoltà economiche privano i più piccoli (ancor più dei grandi) di una qualsiasi possibilità di sperare in un futuro migliore. Dieci anni dopo, il tragitto inverso (ovvero dall'Europa verso l'Africa, verso un villaggio - quello di N'Dola - che non è indicato neanche sulle carte nautiche) verrà compiuto ‘a piedi' da altri due giovani amici (Thabo e Rocco, il primo africano e l'altro barese), vittime del ‘commercio' di bambini-calciatori e fuggiti con le loro sole forze da un'Europa tutt'altro che salvifica. Il loro lungo viaggio attraverso il deserto e lungo uno dei famosi ‘sentieri delle scarpe' (strade quasi infinite percorse a piedi da migliaia di uomini in cerca di raggiungere il 'primo mondo') sarà un viaggio simbolico compiuto nella solidarietà delle razze (bianchi e neri uniti nell'amicizia) e con la fiducia nel cuore di andare verso una terra accogliente dalla quale forse è meglio tornare, anziché fuggire.
Il film di Paolo Bianchini (storico aiuto-regista di numerosi autori italiani come Luigi Zampa, Mario Monicelli, Luigi Comencini, Vittorio De Sica, Sergio Leone, e tanti altri) è un progetto di solidarietà più che un vero e proprio film, perché punta a mantenere vivo il ricordo di quei due ragazzi che diedero la loro vita per la speranza di molti. Un film che si ripropone dunque di diffondere a macchia d'olio l'assoluta richiesta d'aiuto incarnata da questa triste vicenda accaduta ben tredici anni fa. Molti volti noti della tv e del cinema (come Angela Finocchiaro, Giobbe Covatta, Francesco Salvi, Diego Bianchi, Gaetano Fresa) hanno prestato la loro notorietà alla giusta causa di questo complesso progetto realizzato a cavallo tra Italia e Africa, e sostenuto da un tessuto narrativo ricco di valori e buoni sentimenti che (come sempre accade per questo genere di prodotti) trascende la mera qualità tecnica dell'opera. Un racconto che trova la sua vera cifra stilistica nella fusione delle inalienabili verità cui s'ispira e il tono fiabesco/surreale che caratterizza invece la messa in scena così come tutti i personaggi che popolano il film (dal ‘mister pasta e fagioli' interpretato dalla Finocchiaro fino al bizzarro beduino di Salvi). Eroi e antieroi a popolare un mondo quasi fantastico, attraverso il quale si muove il valore etico e morale di una fratellanza che dovrebbe percepire l'umanità intera come un unico e solidale mondo, e che invece divide e classifica in base alla 'forza'. Il valore dell'emigrazione (di andata) si mischia a quello dell'emigrazione di ritorno per narrare il minimalismo della felicità e il senso di una solidarietà sempre più essenziale in un mondo in cui la forbice dei divari si allarga in maniera esponenziale. Il viaggio mai portato a termine dal valoroso bionomio Yaguine/Fodè viene così riscattato attraverso un'opera dedicata alla loro memoria che si compie nel viaggio altrettanto valoroso - ma a lieto fine - dei due coetanei Thabo e Rocco. Un film per ricordare ma anche (e soprattutto) per portare avanti quella stessa speranza che i due amici guineiani lasciarono al mondo attraverso il terribile ritrovamento dei loro due giovanissimi corpi già tragicamente privi di vita.
Paolo Bianchini firma un’opera di solidarietà che riporta in auge il grido d’aiuto lanciato nel 1999 da due giovanissimi ragazzi guineiani che persero la loro vita nel tentativo di chiedere un aiuto per il loro Paese (l'Africa) alle potenze dell’Europa. Un aiuto che ancora oggi pare restare inascoltato, mentre ogni giorno, in quel mondo che chiamiamo ‘terzo’ e percepiamo lontano, continua a spezzarsi per fame e malattie una cifra inaudita di giovani vite. Un film che si compie soprattutto nell’importanza del suo messaggio di pace e solidarietà e che tiene in vita una speranza d’amore (umano) che non possiamo lasciare inascoltata ancora a lungo.
Elena Pedoto
http://www.everyeye.it/cinema/articoli/il-sole-dentro_recensione_18211
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"I piccoli sono il futuro del mondo, e un giorno i grandi dovranno ascoltarli”.
È questo che il folle Padre X (Francesco Salvi) -probabilmente il personaggio più bello de Il sole dentro- dice a Thabo e Rocco.
I due ragazzini, il primo africano il secondo italiano, si sono conosciuti nelle giovanili di una squadra di calcio che assolda belle speranze. Il team decide però che il piccolo guineano non ha il talento necessario, e il suo manager lo abbandona letteralmente.
L’amico Rocco muove alla sua ricerca e, una volta trovatolo, decide di seguirlo in patria. Salpano da Bari alla volta di N’Dola, dove vive la famiglia di Thabo. Un viaggio avventuroso (anche perché lo stesso ragazzino non sa dove si trovi il suo villaggio, se non genericamente in Africa), costellato da personaggi salvifici, che prestano il loro aiuto per il raggiungimento della meta (oltre il già citato Padre X, l’autista di pullman interpretato da Giobbe Covatta, lo speaker Philippe di radio Oasis, la mister Pasta e fagioli Angela Finocchiaro, il console onorario interpretato da Diego Bianchi).
Una traversata che giunge a buon fine, al contrario di quella parallela, ma avvenuta 10 anni prima, intrapresa da Yaguine e Fodé, due adolescenti connazionali di Thabo, che decidono di consegnare personalmente una lettera “Alle loro Eccellenze i membri e responsabili dell’Europa” per descrivere la condizione dei bambini nel loro Paese e chiedere aiuto. Per questo si nascondono nel vano carrello di un aereo diretto a Bruxelles, dove troveranno la morte per congelamento.
Due viaggi della speranza: uno in direzione dell’utopia Europa, l’altro a ritroso verso le origini, verso un’Africa dura, proibitiva, eppure ammaliante, struggente e vera: lo asserisce Thabo, quando sostiene di avere 7 tra fratelli e sorelle eppure di ricordare il nome di tutti, a differenza di Rocco che ha un’unica sorella (figlia di suo padre ma con una madre diversa) che non sa nemmeno come si chiami. Lo stesso ragazzino italiano si decide a lasciare Bari perché sostanzialmente privo di legami, per seguire quello che, in buona sostanza, rappresenta ormai il suo unico affetto.
La pellicola ha notevoli pregi. Innanzitutto quello di affrontare una serie di temi delicati e drammatici (la situazione africana, la clandestinità, gli abusi sui minori) con la levità che, forse, è propria solo dei bambini!
Ottimi i dialoghi: poche sono le battute scontate o i buonismi ai quali si cede, a fronte invece di scambi semplici ma molto diretti (al cuore…).
Belle la fotografia e la scenografia, che si fregiano degli spettacolari paesaggi africani (ma una nota di rilievo tocca pure a Bari, in particolare nella zona del porto, col suo faro).
Molto toccanti le musiche, con melodie vivide  e ritmi di marcia che ben si adattano al peregrinare dei piccoli protagonisti. Generoso l’impegno degli attori, sia quelli professionisti, tutti molto coinvolti (per la maggior parte collaboratori di agenzie umanitarie) e coinvolgenti (una piccola nota di demerito solo al console interpretato da Bianchi, divertente ma forse eccessivamente caratterizzato), sia quelli non professionisti (il regista Paolo Bianchini, ambasciatore UNICEF, ha optato, scelta assai rara, per le popolazioni locali).
Molto accattivanti alcune immagini: quella degli aquiloni che svolazzano fuori la capanna di Padre X; la vicenda dell’eco nel deserto che coinvolge ancora il personaggio interpretato da Francesco Salvi; Yaguine e Fodé che, presi dal freddo, indossano le giacche perbene che avevano portato per l’incontro con le Eminenze europee, salvo poi calzare i sandali; e altre ancora.
In conclusione, una pellicola che tratta di sentimenti (l’amore, la solidarietà, il rispetto, la speranza di un futuro migliore, “un futuro che per tutti è l’Africa” come viene espresso nel film), senza essere sentimentale. E che strappa le lacrime nel finale quando, all’apparizione di una data (2 agosto 1999), si capisce che quella di Yaguine e Fodé è una storia vera.
Pina Russo
http://www.cinemacritico.it/il-sole-dentro-3862.html


Sinossi:
Il film racconta due storie: una vera e l’altra di invenzione ma tratta da vicende reali. La storia vera è quella del lungo viaggio di Yaguine e Fodè, due adolescenti guineani che nel 1999 hanno scritto a nome di tutti i bambini e i ragazzi africani una lettera indirizzata “Alle loro Eccellenze i membri e responsabili dell’Europa“. Nella lettera i due ragazzi chiedono aiuto per avere scuole, cibo, cure. Con la lettera in tasca Yaguine e Fodè si nascondono nel vano del carrello di un aereo diretto a Bruxelles ed inizia così il loro straordinario viaggio della speranza che si concluderà tragicamente. Le vicende di Yaguine e Fodè si incrociano con la seconda storia che narra di un altro viaggio, questa volta dall’Europa all’Africa, avvenuto dieci anni dopo, intrapreso da altri due adolescenti ed un pallone. Thabo e Rocco, uno africano e l’altro italiano, sono vittime del mercato di bambini calciatori, dal quale sono fuggiti. Un vero e proprio sfruttamento in cui i bambini spesso vengono levati dalle famiglie, “usati” e abbandonati quando non servono più. I due ragazzi giocando con un pallone, loro unico compagno di viaggio, attraversano l’Africa a piedi, percorrendo in senso opposto uno dei tanti “sentieri delle scarpe” tracciati in anni da migliaia di uomini, donne, bambini, in fuga dalle carestie e dalle guerre. Il loro viaggio è ricco di insidie e difficoltà ma anche di incontri ed esperienze straordinarie che li cambieranno per sempre.
Quando l’Airbus A300 della Sabena conclude il suo lungo volo atterrando a Bruxelles, un tecnico scopre abbracciati i corpi assiderati di Yaguine e Fodè, nelle loro tasche la lettera indirizzata “ Alle loro Eccellenze…”. Anche il lungo viaggio di Thabo e Rocco si conclude con l’arrivo a N’Dola il paese natale di Thabo , dove li aspetta in un campo di calcio dedicato a Yaguine e Fodè un mister un po’ speciale che tutti chiamano “pasta e fagioli”.

ANALISI DEL FILM
Una delle caratteristiche fondamentali de “Il sole dentro” che lo rende un importante strumento didattico e divulgativo è la sua capacità di offrire numerosi spunti di riflessione su diverse tematiche, veicolare messaggi e valori fondamentali utilizzando un linguaggio semplice e chiaro ma soprattutto divertendo ed interessando i ragazzi. Grazie, infatti, ad una proiezione (luglio 2012) effettuata all’interno del Festival di Giffoni –uno dei più importanti Festival per ragazzi al mondo- con un pubblico di 830 spettatori dai 10 ai 13 anni si è potuto verificare che i ragazzi non si sono mai annoiati, anzi hanno seguito con attenzione e partecipazione il film dall’inizio alla fine. Al termine della proiezione si è sviluppato un dibattito in cui i ragazzi hanno affrontato e discusso con interesse le diverse tematiche ed hanno voluto approfondire alcuni argomenti del film.
Nel film sono intrecciate due storie differenti e soltanto dopo diverso tempo viene rivelato l’elemento che le congiunge; ciò consente di mantenere l’attenzione sempre attiva generando una sorta di suspense che induce a seguire il film con attenzione. Entrambe le vicende sono trattate con delicatezza e sensibilità, senza mai scadere nei luoghi comuni. La presenza di attori brillanti come Angela Finocchiaro, Giobbe Covatta, Francesco Salvi e Diego Bianchi consente al film di scorrere con grande piacevolezza alternando momenti di riflessione a momenti di puro e sano divertimento. Lo stile registico è asciutto senza inutili fronzoli e manierismi per lasciare spazio alle storie, ai luoghi dove è stato girato (Puglia – deserto tunisino – Guinea Conakry) e ai volti degli attori in particolar modo dei quattro ragazzini protagonisti diretti con sensibilità e maestria del regista Paolo Bianchini che per il suo impegno verso l’infanzia e i suoi diritti è stato nominato ambasciatore dell’Unicef. Attraverso le immagini del film si possono scoprire gli ampi spazi del deserto del Sahara ed entrare nelle case reali di Yaguine e Fodè e conoscere i loro veri genitori. Il finale del film, nonostante la tragica morte di Yaguine e Fodè, lascia un messaggio di speranza per il futuro, una sensazione di reale possibilità di poter cambiare le cose e un sentimento di gioia e serenità che accompagna lo spettatore per lungo tempo.

LA STORIA DI YAGUINE E FODE'
Conakry – Guinea 1999: Yaguine Coita e Fodè Tounkara sono due ragazzi rispettivamente di 15 e 14 anni. Vivono a Conakry, la capitale della Guinea, in delle baracche ai margini della città. Frequentano una scuola affollata e povera, senza corrente elettrica né libri. Nella classe di Fodè ci sono 107 alunni. La sera per studiare sono costretti a percorrere decine di km a piedi per raggiungere il parcheggio dell’aeroporto di Conakry unico luogo in cui ci sia la corrente e l’illuminazione e dove li attendono tanti altri ragazzi. Yaguine e Fodè sono legati da una profonda amicizia e li accomuna un desiderio: studiare per crescere, emanciparsi, per aiutare le loro famiglie e gli altri ragazzi guineani e Africani e li unisce anche la speranza di poter cambiare le cose con lo studio, con il dialogo. La loro speranza, purezza e anche ingenuità fa nascere in loro un pensiero: scrivere una lettera ai “signori membri e responsabili dell’Europa”, per raccontare quello che succede in Africa e chiedere loro aiuto, perché nelle menti candide dei due ragazzi i “Responsabili dell’Europa” non possono sapere quello che succede in Africa altrimenti non lo permetterebbero. E così ogni sera si ritrovano nel parcheggio dell’aeroporto dove, armati di carta e penna, iniziano a scrivere la loro lettera, prima in brutta copia per essere poi trascritta in bella copia. Chissà quanti sogni, quante speranze saranno passate nelle loro menti, quanto avranno parlato e discusso sui concetti da esprimere, sulle parole giuste da usare. Finché un giorno, terminata di scrivere e trascrivere la loro lettera, decidono di consegnarla personalmente al Parlamento Europeo nella sede di Bruxelles utilizzando uno dei tanti aerei che da Conakry vanno a Bruxelles. Così preparano le loro poche cose e con coraggio riescono ad infilarsi nel vano del carrello di atterraggio di un Airbus A300 della compagnia belga Sabena.
I loro corpi sono stati trovati solo qualche giorno dopo all’aeroporto di Bruxelles; indossavano diverse paia di pantaloni e maglioni infilati l’uno sopra l’altro, ma ai piedi calzavano i sandali. Sono morti di freddo, sicuramente: all'altitudine di crociera di un aereo, la temperatura oscilla tra i -50 e i -55 gradi. Nelle loro tasche hanno trovato questa  lettera:
(Traduzione del testo originale)
Alle Loro Eccellenze i signori membri e responsabili dell’Europa.
Abbiamo l’onore e il piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera per parlarvi del nostro viaggio e della sofferenza di noi bambini e giovani dell’Africa.
Ma prima di tutto, vi presentiamo i nostri saluti più squisiti  rispettosi, a tal fine, siate il nostro sostegno e il nostro aiuto, siatelo per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso; ve ne supplichiamo per l’amore del vostro bel continente, per il vostro sentimento verso i vostri popoli , le vostre famiglie e soprattutto per l’amore per i vostri figli che voi amate come la vita...
Signori membri e responsabili dell’Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto per l’Africa.
Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti... noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l’Africa, perché progredisca. Se vedete che ci sacrifichiamo  rischiamo la vita, è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e mettere fine alla guerra in Africa.
Ciò nonostante noi vogliamo studiare, vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi...
Infine vi supplichiamo di scusarci moltissimo di aver osato scrivervi questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi dobbiamo molto rispetto...
Yaguine e Fodè due bambini guineani.

LA TRATTA DEI BABY CALCIATORI
Il calcio nell’immaginario collettivo è visto come un mondo dorato attorno al quale c’è un giro economico di proporzioni mastodontiche e dove gli atleti sono strapagati ma c’è una realtà che pochi conoscono che è fatta di dolore e sfruttamento: è la tratta dei baby calciatori.
Persone senza scrupoli, sedicenti procuratori, che sono stati nominati “scafisti del calcio” girano il mondo, soprattutto L’Africa, alla ricerca di piccoli talenti. Una volta individuati dei ragazzi convincono le famiglie a farseli consegnare per portali a giocare ed allenarsi in qualche club europeo con il sogno e la speranza di diventare i campioni del domani, ma per fare ciò si fanno pagare lautamente. Le famiglie che sperano di vedere il proprio figlio diventare un grande calciatore consegnano tutti i loro risparmi o si indebitano. Alcuni ragazzi vengono portati effettivamente nei club, ma se dopo pochissimo tempo non rispondono alle caratteristiche richieste vengono abbandonati dove capita oppure sfruttati come manodopera a basso costo, altri vengono direttamente sfruttati senza neanche passare per il club. Molti di loro provano a tornare a casa e per fare ciò finiscono nella rete della malavita, mentre molti altri scompaiono e si perdono completamente le loro tracce.
Questi ragazzi vengono chiamati “nuovi schiavi del calcio”, sono circa 20.000 e provengono quasi tutti dall’Africa, le meta principale è la Francia, ma si sono verificati numerosi casi anche in Italia.
La compravendita dei calciatori minorenni è vietata dall’articolo 19 del Regolamento Fifa sullo Status e sul Trasferimento dei giocatori, che recita: “I trasferimenti internazionali dei calciatori sono consentiti solo se il calciatore ha superato il 18° anno di età”. Sono previste, però, delle eccezioni: il trasferimento di un giocatore di 16 anni è consentito all’interno dell’UE o dell’ AEE, per via della sentenza Bosman (che liberalizza il mercato del calcio europeo); se i genitori del ragazzo si sono trasferiti nel Paese della nuova società per motivi indipendenti dal calcio; se è in essere un accordo di collaborazione tra accademie giovanili dei due club (con adeguato alloggio, mantenimento e istruzione). E su queste eccezioni s’innestano i sedicenti procuratori che riescono a falsificare i documenti oppure produrre falsi  attestati in cui risulta che i genitori lavorano in Europa e per la Fifa è impossibile controllare tutto, specie se i ragazzi giocano in squadre amatoriali, e non riconosciute.

FASCE D’ETA’
La semplicità narrativa, la totale assenza di immagini violente o che possano turbare la sensibilità dei più piccoli legate alla forza e all’universalità degli argomenti trattati e degli spunti di riflessione, rendono il film adatto per tutti gli ordini scolastici e tutte le fasce d’età.
http://www.agiscuola.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=281:il-sole-dentro

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